“Un caffè americano per favore”

In Italia, il caffè è una vera istituzione. Si beve dappertutto, in tutte le forme e in qualsiasi momento. Di mattinà a casa fatto con la caffettiera a moka o al bar con colleghi al momento della pausa. Si beve anche dopo pranzo e cena ed anche in mezzo al pomeriggio per darsi una scossa. Dall’atra parte costituisce spesso un momento di incontro e di convivialità.

Per uno straniero come me puo essere all’inizio abbastanza difficile sapere che tipo di caffé ordinare. Mentre dappertutto in Europa basta dire “io vorrei un caffè”, in Italia si deve proprio specificare perché ce ne sono di vari tipi. Ristretto, lungo, macchiato, freddo e shakerato, con ghiaccio, con un bicchiere d’acqua a parte, in una tazza o al vetro, con latte freddo o caldo a parte. Ovviamente tutti questi caffè non costituiscono una lista esaustiva e in più nessuno di quelli si assomiglia a quello che si beve nel resto dell’Europa e persino del mondo.

Infatti, per poter bere un caffè più o meno come quello che si beve in altri paesi bisogna ordinare “il caffè americano”. Praticamente, si tratta di un espresso in cui si può  aggiungere l’acqua al proprio piacimento. A volte, il barrista ci aggiunge già l’acqua prima di servirlo ma personalmente mi dispiace perché ne mette sempre troppa. E meglio chiedere l’acqua calda a parte e poter allungare il caffè se stesso. Si chiama “caffè americano” perché ai soldati americani durante la seconda guerra mondiale non piaceva l’espresso che ricevevano in Italia quindi i barristi ci aggiungevano l’acqua calda.

Indipendentemente della sua forma, del suo colore o della sua consistenza, il momento del caffè in Italia è uno di quelli che mi piace di più perché il caffè italiano è semplicemente buonissimo, fa bene berlo, sopratutto in buona compagnia.


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