SVE OUT: Palencia e la Fundación San Cebrían

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Inesorabilmente e senza troppi indugi, arriva, in modo dirompente, implacabile, disarmante e inarrestabile, l’indesiderato momento di lasciarsi alle spalle un progetto, un paese, un’esperienza che per alcuni mesi ha segnato, spesso in modo impalpabile, una parte della propria vita. Ebbene sì, è giunta l’ora di fare la valigia e ritornare alla propria routine, alla propria zona di confort. In realtà, non ci si rende conto di tutto ciò se non quando, una volta scesi dall’aereo e nelle settimane successive, si fa fatica a riconoscere la propria lingua, la gente, le strade (scarso senso dell’orientamento a parte).

Questa nostalgica e forse un po’ troppo pomposa premessa, fa intendere già di per sé che il mio progetto SVE si è rivelato un’esperienza più che positiva, soprattutto in termini di crescita personale.
Ho svolto il progetto a Palencia, no, non Valencia, Palencia con pe, non con uve.
Si tratta di una poco nota cittadina spagnola situata nella regione di Tierra de Campos, nella Comunidad Autónoma de Castilla y León. Trovarsi in questa piccola città, significa calarsi in una realtà molto poco dinamica, quasi totalmente priva di interculturalità e, non di rado, abbastanza monotona. Ciò può spiazzare, quantomeno nelle primissime settimane; d’altro canto però prendersi una pausa dalla caoticità delle grandi città può aiutare a riscoprirsi e può incitare a viaggiare alla scoperta del paese in cui ci si trova.

La Fundación San Cebrían ha rappresentato la mia associazione di accoglienza; essa si occupa di prestare assistenza a persone con “capacità differenti”, ossia che si trovano in una situazione di disabilità fisica e/o intellettuale. Le attività ruotano attorno a dei talleres e il compito del volontario è quello di collaborare, aiutare e proporre nuove idee al proprio tutor. L’ambiente non è assolutamente chiuso, nel senso che il proprio gruppo è quello con cui, quotidianamente, si svolgono, di fatto, le attività, ma nel corso delle settimane si conoscono anche gli altri utenti del centro con molti dei quali si instaura un rapporto di fiducia. Inoltre, si può partecipare alle attività promosse dal Club de Ocio y Deporte o da altri monitor.
Le principali attività sono legate alla manualità, quindi, ci si arma di pennelli, fogli, aghi, fili, forbici, sale, zucchero e farina e si creano disegni di natale, vestiti di carnevale, sacchetti alla lavanda, dolcetti vari. Con questo non voglio dire che sia necessario essere Van Gong o lo chef dell’anno (anche perché non sarei potuta partire): non devono essere opere perfette, ma devono essere svolte insieme ai ragazzi del gruppo.
La semplificazione dell’affermazione precedente, in realtà, nasconde un costante e spesso complicato lavoro, perché tutte le attività devono essere adattate alle “capacità differenti” di ciascuno dei propri ragazzi. In più, è necessario svolgere tutte le mansioni prestando attenzione a tutti contemporaneamente.
In sostanza, è più facile vederlo che spiegarlo!

Svolgere un progetto SVE in un settore decisamente sociale, mi ha dato l’opportunità di ricevere molti, forse un po’ troppi, abbracci e sorrisi da parte di persone che hanno tanto da offrire e da insegnare. Mi hanno insegnato a valutare le cose da una prospettiva differente, ad adattare le cose alle persone e non viceversa, a capire in senso pratico il valore della condivisione, a mettermi in gioco e a cercare di superare i miei limiti.
La fiducia e l’autonomia, datemi fin da subito dalla mia tutor, mi hanno resa particolarmente attiva e propositiva nell’organizzazione e gestione delle attività del mio taller e hanno favorito la mia integrazione, quasi in modo automatico e naturale, all’interno di un contesto al quale non ero abituata.
Il programma SVE in generale offre l’opportunità di conoscere un altro paese, di migliorare o imparare un’altra lingua, di conoscere altri volontari provenienti da contesti geografici e culturali differenti, di imparare e mettersi alla prova in un ambiente diverso dal proprio microcosmo quotidiano.

Marzia, Volontaria Europea presso Fundación San Cebrían


Commenti

Una risposta a “SVE OUT: Palencia e la Fundación San Cebrían”

  1. […] volete, potete leggere le esperienze di Marzia,  Riccardo,  Giada, Tommaso, […]

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