Cosa significa accompagnare tirocinanti all’estero? Ce lo spiega Veronica

Prima a Perpignan…

Quando ad Aprile sono partita per Perpignan con dieci studenti umbri nell’ambito del progetto Umbrianet, ero alla mia prima esperienza come accompagnatrice. Inizialmente non sapevo cosa aspettarmi, anche se avevo letto e ascoltato le testimonianze di altri accompagnatori, ero sicura che ogni gruppo fosse diverso e che ogni accompagnamento fosse unico. Per quanto mi riguarda, l’esperienza che ho maturato a Perpignan e i ragazzi che ho avuto la fortuna di accompagnare sono stati un po’ come il primo amore, non si scorda mai.

Nell’arco di tre settimane le difficoltà non sono certo mancate e la prima è stata la lingua: nonostante il partner ospitante (Alfmed) si sia gentilmente offerto di svolgere un breve corso di francese per i tirocinanti, questi ultimi hanno avuto qualche problema a comunicare con i datori di lavoro, che non parlavano inglese e si aspettavano che i ragazzi comprendessero il francese e che, in alcuni casi, sono stati pazienti e comprensivi, in altri, non hanno accettato di buon grado la scarsa conoscenza che i tirocinanti avevano della lingua.

Un’altra difficoltà, di non poco conto, che i ragazzi hanno dovuto affrontare si è presentata dopo la prima settimana di tirocinio: in città è iniziato uno sciopero dei mezzi pubblici che è durato per settimane e che ha impedito ai tirocinanti di recarsi al lavoro con gli autobus. In quell’occasione ho notato la volontà dei responsabili aziendali di alcuni ragazzi di impegnarsi ogni giorno per dare un passaggio ai propri tirocinanti e permettere loro di completare l’esperienza di tirocinio fino in fondo. É indescrivibile la soddisfazione degli studenti in questione nel constatare quanto fossero ben voluti dall’ente aziendale ospitante, che ha addirittura offerto loro la possibilità di tornare in futuro per un altro tirocinio o addirittura per ottenere un posto di lavoro. Da questo punto di vista, quest’esperienza all’estero ha sicuramente dato i suoi frutti, e ha dimostrato quanto possono essere importanti progetti come Umbrianet per la formazione dei giovani e il loro inserimento nel mondo del lavoro.

Nonostante le difficoltà, il bilancio generale di queste tre settimane è sicuramente positivo; i tirocinanti, ospitati in due residence, hanno sperimentato la convivenza, si sono dovuti prendere cura l’uno dell’altro, hanno imparato a conoscersi e sono diventati un gruppo affiatato, di cui ho avuto la fortuna di fare parte.

Poi a Siviglia…

Il 3 Giugno è iniziata la mia esperienza a Siviglia come accompagnatrice di un gruppo di dieci ragazzi emiliano – romagnoli alla loro prima esperienza di tirocinio all’estero.

Le nostre aspettative rispetto alla città sono state soddisfatte fin da subito: Siviglia, infatti, è bellissima e i ragazzi sono usciti a visitarla subito dopo aver posato le valigie nelle rispettive case.

Credo che in occasione di un tirocinio all’estero la sistemazione in famiglia, sia per i ragazzi che per l’accompagnatore, sia la soluzione migliore perché permette di conoscere la cultura del Paese ospitante come poche altre esperienze consentono di fare e rappresenta, inoltre, un’ottima occasione per esercitarsi a parlare una lingua straniera. In sole tre settimane i tirocinanti, infatti, chi più e chi meno, hanno acquisito una conoscenza di base della lingua spagnola pur non avendolo mai studiato prima. Essendo lo spagnolo così simile all’italiano per i tirocinanti è stato abbastanza facile relazionarsi con i datori di lavoro e con le famiglie ospitanti e alcuni di loro hanno fatto davvero grandi progressi.

Tra le cose che ho ammirato di più nell’atteggiamento dei ragazzi spicca sicuramente il fatto che, nonostante la loro giovanissima età, abbiano saputo accettare di buon grado le abitudini culinarie delle famiglie spagnole, diverse da quelle italiane, soprattutto per quanto riguarda gli orari dei pasti. Anche se alla fine della terza settimana la nostalgia di lasagne e cappelletti si faceva sempre più forte, ho davvero apprezzato lo spirito con cui hanno affrontato la situazione, senza mai lamentarsi troppo, dai pranzi a base di gazpacho (un frullato di verdure crude, non proprio il cibo preferito dei ragazzi!) alle cene a mezzanotte e mezza!

Poter fare un’esperienza come questa quando si è ancora così giovani è una grandissima fortuna, permette agli studenti di aprire la propria mente al mondo esterno e alle differenze e li prepara a diventare cittadini europei e del mondo.

 

Veronica Menegatto


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