Quando gli insegnanti scioperano: come, quando e perché

Quando tra gli insegnanti c’è aria di sciopero, da tante fonti parte una raffica di giudizi morali e indignazione. In molti sentono infatti la necessità criticare più o meno ferocemente gli adulti che volontariamente creano disagio nelle scuole. Ma, come spiega questo articolo del Washington Post, forse va ribadito il concetto che se gli insegnanti protestano è per salvare il sistema scolastico, non per metterlo in pericolo.

Succede in tutto il mondo: lo sciopero è moralmente accettato quando sostenuto da operai e lavoratori di grandi aziende private o di alcune realtà pubbliche, disagi per tutti ma per una giusta causa. I lavoratori chiedono sicurezza, salari adeguati, dignità etc etc. Fin qui tutto bene, magari un treno tarderà o qualcuno rimarrà imbottigliato nel traffico per una manifestazione del caso. Si brontolerà un po’, ma tutto ciò rimane normale amministrazione.

Quando invece iniziano a circolare notizie circa uno sciopero degli insegnanti le antenne si drizzano e lo sconcerto si impossessa delle facce dei più indignati. Abbiamo sentito di tutto un po’ contro gli insegnanti che scioperano, qualcuno parla di egoismo altri sostengono che ogni scusa è buona per non fare il proprio lavoro. Vorremmo sottoporre all’attenzione di tutti una delle considerazioni più brillanti che girano in queste circostanze: perchè questi professori chiedono un aumento di salario? Non insegnano per passione? La degna conclusione del discorso volgerebbe poi sul fatto che gli insegnanti hanno anche le vacanze estive e quelle natalizie assicurate… che vogliono di più?

L’articolo del noto quotidiano statunitense prende spunto dalle parole di un insegnante americano di lunga data, Peter Greene, che nel suo blog personale ha chiarito con toni molto incisivi un fatto che a molti sfugge quando si parla di scioperi scolastici: se i professori arrivano allo sciopero è perchè probabilmente non hanno altre armi per difendere sé stessi e i propri studenti da una situazione che può diventare pericolosa. Qualcuno considera gli scioperi del personale scolastico incivili e poco appropriati, ma forse queste persone non sanno che (come in altre realtà) prima di arrivare allo sciopero ci sono spesso mesi o addirittura anni di tentativi di dialogo volti a risolvere le problematiche all’interno delle scuole in modo più indolore; nessuno è pronto a scioperare dall’oggi al domani e molto spesso, dietro a quelle che possono sembrare mere richieste economiche, si trattano in verità adegumenti importanti o sicurezze che possono essere vitali per sostenere la continuità e l’efficienza educativa nelle scuole.

In pratica lo sciopero anche, per questa categoria di lavoratori, è l’ultima risorsa, l’arma finale e non un tentativo di farsi mantenere senza andare a faticare. E Peter Greene, come molti altri suoi colleghi, non è felice di scioperare e sente il peso di queste azioni che diventano però inevitabili e necessarie ad un certo punto. Volete insegnanti appassionati e allora avrete anche esperti dell’educazione motivati a sostenere la loro visione della scuola e dell’insegnamento ad ogni costo. A chi pensa che scioperare nelle scuole non sia un buon esempio per gli studenti chiediamo se ignorare i problemi e svolgere meccanicamente il proprio ruolo possa essere una migliore ispirazione per i giovani.

A voi le conclusioni.


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