L’Erasmus ci è servito (anche) a questo: capire e rispettare un’altra cultura

Venerdì 25 maggio, ore 4.30: ritrovo all’aeroporto di Bologna. Ore 7.30 si decolla in direzione Vilnius, capitale di un paese tanto attraente quanto sconosciuto ai confini dell’Europa. Dopo due voli e un velocissimo scalo a Vienna, veniamo accolti da Vidas di EU Trade, che ci accompagna in ostello. Vladimir del Rock’n’hostel ci accoglie entusiasta e ci sistemiamo nelle camere. È sera, in ostello, chi cucina? Claudio, cuoco provetto, si mette ai fornelli aiutato dagli altri: c’è chi fa la spesa, chi lava i piatti, ma anche chi è un po’ più pigro e si rilassa. C’è chi fa qualche chiamata a casa per chiedere consiglio sulla marca di tonno da comprare o sulle lavatrici, ma in pochi giorni tutto si risolve. La convivenza in ostello ci fa stare stretti, non c’è molto spazio e la parola d’ordine è condivisione.

Sfruttiamo il fine settimana per iniziare a conoscere la città. Durante il free walking tour passeggiamo per la Old Town mentre ci vengono raccontanti i momenti salienti della storia lituana e della capitale. Vilnius è immersa nel verde e cominciamo a conoscerne i parchi, come Bernardino Parkas e Vingio Paraks, dove noleggiamo felici i risciò che tanto ci fanno sentire a casa. E per ovviare alla mancanza di lasagne, pizza, cappelletti decidiamo di dare una chance alla gastronomia lituana: si prova la cucina locale. E anche se there’s no place like home e nulla può competere con la cucina italiana, ci riteniamo abbastanza soddisfatti dei piatti lituani, prevalentemente a base di patate e carne e accompagnati da verdura.

Dopo la riunione iniziale e il primo weekend di svago e tour per la città, arriva il primo giorno di lavoro, tanto atteso. Si inizia a mettere in pratica l’inglese e qualche piccolo problema di lingua ci fa capire di essere ormai lontani dall’Emilia Romagna! In qualche caso Google traduttore è d’aiuto, spesso anche per i tutor aziendali. Si viene accompagnati al lavoro, si inizia a conoscere il personale delle aziende, si fissano orari e compiti del progetto. La prima settimana scorre veloce, tra la novità del lavoro e quella della convivenza.

Giedre di EU Trade, che ci aveva accolti – un po’ intimiditi – durante i primi giorni di soggiorno, organizza un secondo meeting durante la seconda settimana in cui facciamo il punto della situazione. Giacomo, Mattia M., Mattia C. e Pietro affrontano la sfida da soli: vengono ben accolti dal personale delle aziende e riescono ad inserirsi senza problemi nel nuovo ambiente lavorativo. I più fortunati hanno l’opportunità di partecipare ad eventi organizzati dall’azienda, come Mattia M., che ci mostra tutto fiero i video promozionali che ha prodotto. Claudio, Alessandro, Luca e Nicholas invece sono un team. Per loro la sfida è un po’ più ardua: devono svolgere i compiti assegnati da un tutor molto impegnato e temporaneamente all’estero. Si comunica via Skype ed è Alessandro, nominato team leader del gruppo, a fare da intermediario. Ai ragazzi viene fin da subito richiesto di organizzare e svolgere autonomamente il lavoro e possono talvolta lavorare anche da casa (la fortuna degli informatici!). Giorgia e Federica, last but not least, sono fondamentali in ufficio: il tutor affida loro svariati compiti, all’inizio non semplici ed immediati, ma è così che impareranno ad affrontare lunghe giornate lavorative in ufficio. Si dimostrano determinate e disposte ad imparare.

Al termine delle tre settimane tutti i tutor aziendali paiono soddisfatti. Tra le competenze acquisite durante l’esperienza vi è sicuramente un grande senso di responsabilità e capacità di adattamento e collaborazione. Pietro, che abbiamo rischiato di lasciare in Italia senza documento lo scorso 25 maggio, sviluppa la sua capacità di problem solving ed ottiene i complimenti del capo dell’azienda. Ci siamo fatti apprezzare e, inaspettatamente, i rapporti tra ragazzi e personale in qualche caso  va oltre: spesso viene offerta un po’ di pizza in ufficio, un caffè o vengono invitati a pranzo fuori. Anche Giedre fa i complimenti al gruppo, che ha saputo affrontare le difficoltà iniziali e cogliere il meglio dall’esperienza. Ormai ci conosciamo, c’è confidenza, e ci lasciamo scappare qualche confessione: chi ammette di aspettarsi qualche attenzione in più da parte delle ragazze lituane, chi si è impegnato ad abbassare il proprio tono di voce ed a rispettare gli orari di silenzio, chi avrebbe preferito un po’ più di movida in città. 

Siamo diversi, ma l’Erasmus ci è servito anche a questo: capire e rispettare un’altra cultura. Chi pensa che non ci siamo divertiti tuttavia si sbaglia di grosso. Martedì 18 giugno, tutti radunati nella hall dell’ostello in attesa del taxi per l’aeroporto, si percepisce già un po’ di nostalgia. Tante risate e momenti in compagnia, piccole liti e incomprensioni, gite e lunghe camminate outdoor (colpa della tutor!): tutto ci mancherà. E tra gli abbracci davanti al nastro trasportatore dei bagagli, emozionati per il ritorno in Italia e allo stesso tempo tristi per la fine di queste fantastiche settimane insieme, ci ripromettiamo di rivederci presto.

Alice Pecorari – Group Leader


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