Il tirocinio all’estero deve un trampolino di lancio, un input a fare altre esperienze simili

Aderire al progetto Icaro e partire per tre settimane in Spagna è stata per tutti un’occasione di crescita particolare, soprattutto in considerazione del fatto che nessuno di noi sapeva bene cosa aspettarsi da questo viaggio. Per alcuni, tra l’altro, si è trattato in assoluto del primo viaggio in un paese estero e lontano dalla famiglia.

Non è stato semplice né convivere in 13 sconosciuti in un appartamento per tre settimane, né gestire le difficoltà che possono sorgere in un luogo di lavoro in cui la barriera linguistica può creare numerose incomprensioni.

Aver mantenuto un atteggiamento mentale positivo è stato fondamentale e ci ha aiutato a capire che la gestione delle responsabilità e degli imprevisti servono a migliorare sé stessi.

La convivenza, in particolare, si è rivelata la parte più bella e forse quella che ci ha fatto crescere maggiormente sul piano umano: confrontarsi quotidianamente, imparare a capire le necessità e gli spazi dei coinquilini, condividere esperienze e cimentarsi in attività, apparentemente banali, che non si erano mai svolte all’interno dell’ambiente domestico (ad esempio lavare le proprie cose, stirare, cucinare ecc…) è stato divertente ed istruttivo.

Anche imparare a gestire al meglio il proprio tempo libero e i propri soldi in maniera autonoma si è rivelata, per alcuni, una vera e propria sfida con sé stessi.

Abbiamo fatto la conoscenza di persone fantastiche sia dentro che fuori l’ambiente lavorativo e speriamo di tenerci in contatto anche una volta tornati in Italia.

Le tre settimane trascorse, oltre ad averci permesso di migliorare le nostre conoscenze linguistiche, ci hanno anche dato un’idea di come funzioni il mondo del lavoro fuori dal nostro paese; infatti, sebbene Spagna e Italia possano sembrare simili ad uno sguardo superficiale, presentano numerose differenze a livello culturale che influenzano inevitabilmente anche l’ambiente lavorativo (per esempio, gli orari di lavoro sono piuttosto diversi da quelli italiani, il che è dovuto in parte alla “siesta”, nelle ore più calde del pomeriggio). La vita quotidiana è vissuta molto più lentamente ed è meno frenetica che in Italia.

La cosa più importante, però, è considerare questa avventura un trampolino di lancio da cui partire, un input a fare altre esperienze simili, a viaggiare, a conoscere altre culture e a mettersi costantemente alla prova. Insomma un inizio da cui partire e prendere spunto per progetti futuri, che siano essi organizzati con la scuola o in maniera individuale da noi.

Non possiamo che essere felici del progetto a cui abbiamo preso parte e non possiamo fare altro che consigliarlo a tutti coloro che sono indecisi se prendere parte ad esperienze simili in futuro.


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