Valentina: da tutor a Group Leader in meno di una settimana

Oggi vi racconto la mia esperienza di mobilità europea per l’apprendimento con il progetto “AltERnativo” a Siviglia come accompagnatrice di 11 ragazzi provenienti da diverse scuola e città dell’Emilia Romagna. (13 luglio-5 agosto 2019).

Ma prima una premessa: mi chiamo Valentina e da qualche anno lavoro a Uniser come tutor, che significa che corro avanti e indietro tutto il giorno per supportare i tirocinanti che dall’estero arrivano in Italia per fare un’esperienza internazionale.
Non solo: mi occupo anche della formazione pre-partenza e on-arrival di chi sta per partire e andrà a lavorare in un paese straniero per qualche settimana o mese.
E allora che ci facevo a Siviglia, direte voi, ad accompagnare un gruppo di studenti Italiani come Group Leader? Beh a Uniser siamo quello che si definisce perfezionisti e crediamo che per svolgere al meglio il proprio lavoro sia necessario conoscerne tutte le sfumature e occuparsi, anche se per poco, di quello che fanno i nostri colleghi. Per questo per un mese sono stata un’accompagnatrice e ho aiutato un gruppo di tirocinanti arrivato in Spagna per lavorare!

“Pies para qué los quiero, si tengo alas para volar”, credo sia questa la miglior maniera di iniziare a raccontarvi queste tre settimane come accompagnatrice del gruppo di studenti emiliano-romagnoli per il progetto di mobilità europea AltERnativo alla volta della Spagna, Siviglia.

La sensazione di libertà e allo stesso tempo limite che si prova quando si parte per un’esperienza come questa è indescrivibile, nonostante questa volta la viva dalla parte opposta, non come partecipante ma come group leader. 

Non ero del tutto convinta di poter e volere accompagnare questi 11 ragazzi perlopiù diciottenni alla scoperta di questa fetta di Andalucia, sostenendoli, incoraggiandoli e sorvegliandoli… il peso delle responsabilità o il pensiero a come anche un piccolo problema si potesse amplificare a dismisura mi stava impedendo di vivere una magnifica avventura, (quello che poi si è rivelato essere). 

Avendo vissuto sulla mia pelle le paure, le preoccupazioni, i pensieri che orbitano intorno ad un periodo lontano da casa, fuori dalla propria zona comfort, la difficoltà comunicativa, del trovarsi a lavorare in un paese che non è il proprio con metodologie diverse e tempi diversi, con persone diverse, ho cercato di trasmettere ai ragazzi sia le possibili difficoltà in modo da esorcizzarle un po’ ma anche le gioie e i ricordi che gli sarebbero rimasti per ben più tempo una volta finite le 3 settimane. 

Quando partiamo alla volta d Siviglia quasi nessuno dei ragazzi si conosce ma si percepisce nell’aria una certa effervescenza “magica”,  quella che fa di ogni necessità ricchezza e che ti permette di diventare migliore amico/a nel giro di pochissimo tempo.. a poco sono serviti i miei consigli riguardo l’organizzarsi per  uscire insieme, per far la spesa insieme e per darsi una mano l’uno con l’altro soprattutto i primi giorni, i più ostici, lo zoccolo duro di ogni Erasmus che si rispetti… questi bei tipetti e tipette dopo qualche ora insieme sembrava si conoscessero già da una vita, con mio enorme piacere. Proprio lo spirito di gruppo e il vivere in maniera così unita e coesa credo siano una delle cose che mi faranno sempre ricordare col sorriso tutti quanti.
Quando poi qualche giorno più tardi ho sentito nell’aria un “ti metto su l’acqua per la pasta intanto che arrivi da lavoro”, il gioco era fatto! 

Complice dell’eccellente riuscita del tutto è stata l’accoglienza di Praktica, un ente Sivigliano che lavora proprio come UNISER nella gestione di esperienze di formazione sia in loco che in partnership con altri paesi europei. L’Equipe diretta da Marién e Carmen ha saputo farci sentire a casa anche a km di distanza, in primis trovandoci una residenza in pieno centro di Siviglia in cui ognuno dei ragazzi compresa io poteva avere sia la sua privacy, nella propria cameretta ma anche poter passare dei momenti insieme nel resto degli spazi dei mini appartamentini di cui la residenza era dotata. 

È la stagione più calda quando mettiamo piede a Siviglia ed il lunedì dopo il nostro arrivo i ragazzi sono un po’ agitati ma desiderosi di iniziare ognuno il proprio tirocinio. È un gruppo abbastanza ben variopinto a livello di percorso formativo: ci sono ragazzi che studiano chimica, commercio internazionale e marketing, elettromeccanica, scienze umane etc etc, ognuno col proprio bagaglio di competenze, ognuno con le sue esperienze e capacità da poter condividere nel nuovo ambiente lavorativo e con una zaino da riempire con nuove metodologie da apprendere dalla situazione lavorativa in cui si accingono a passare questo mesetto di tirocinio europeo che li aspetta. 

Ciò che più mi stupisce e mi rende fiera di questo fantastico “equipo”, come amano definirsi i ragazzi fin da subito, è lo spirito che li contraddistingue, anche chi non ha mai studiato spagnolo o non ha persino mai preso l’aereo in vita sua non si ferma, si butta e a costo di sbagliare, si vive a pieno la nuova città, i nuovi orari, il nuovo cibo e le nuove conoscenze. Col passare dei giorni subentra anche la giusta conoscenza che mi permette di intuire che del “mio equipo” mi posso fidare, che le paure pre partenza, si rimangono , ma non mi impediscono di dargli fiducia, di farli provare..di viversi la città, la cultura e fare la propria esperienza, individuale e collettiva. Mi rivedo tanto in loro alla loro età, quando partii per il mio progetto all’estero… e come è accaduto a me, vorrei solo che questo sia il primo di una lunga serie anche per loro. 

Certo al richiamo del Mc Donalds non si può proprio rinunciare e anche per ciò che concerne il cibo troviamo dei piccoli compromessi, che non costano in fondo poi così tanto, essendo tutti quanti  “di buona forchetta”. Un giro di tapas, qualche bocadillo e soprattutto i mitici churros li convincono del fatto che un posto nuovo è fatto anche della sua cultura culinaria, che non bisogna per forza andare verso il porto sicuro del cibo che siamo abituati a mangiare tutti i giorni ma vale la pena scoprire e provare sapori nuovi, odori nuovi e pietanze che difficilmente si riproveranno per tanto tempo. 

I giorni passano ed ormai come una piccola famiglia si comincia a prendere il ritmo della vita sivigliana: ogni mattina dal lunedì al venerdi aspetto che tutti quanti siano usciti, che si sveglino e vadano a lavoro, stando sempre ben attenta che nessuno abbia troppe difficoltà o soffra per non essersi integrato o per incomprensioni linguistiche e lavorative. Anche in questo mi sorprendono ogni giorno di pù, affrontano ogni difficoltà senza lamentarsi troppo, si rimboccano le mani e ci provano come chi sa già che nel bene o nel male la totalità dell’esperienza in se sarà “un exito!”. Io dal canto mio, sbrigati i miei compiti formali con l’ente ospitante e con i ragazzi ne approfitto per conoscere ogni giorno sempre più questa meravigliosa capitale Andalusa, che sebbene non si faccia amare più di tanto per i suoi 45 gradi all’ombra, trova uno spazio indelebile in ognuno di noi. Gli edifici mudejar, i colori degli azulejos (le tipiche mattonelle colorate che rivestono gli edifici), i tramonti dal ponte di Triana sul Rio Guadalquivir, le urla e il vociare della gente, gli odori e il flamenco che invadono las “calles” oltre ai numerosi turisti che si aggirano per la città soprattutto in questo periodo, saranno per sempre un segno indelebile di queste 3 settimane insieme. Durante i nostri week end sivigliani ne approfittiamo per guardarci intorno, scopriamo così la graziosa cittadina costiera di Cadice e la playa più vicina a Siviglia, ovvero Matalascanas, tanto perchè ad un romagnolo, ma anche ad un emiliano, non si può proprio togliere il mare nel week end. Le ragazze di Praktica ci organizzano anche una simpatica escursione in kayak lungo il fiume e tutti quanti compresa io diventiamo per una mattina degli esperti capitani dei nostri vascelli, scongiurando la caduta in acqua. 

Dal fare la spesa insieme all’attendere in una fila infuocata alle 5 del pomeriggio per vedere una meraviglia come l’Alcazar, tutto è sinonimo di “condivisione”, questa è la parola d’ordine per noi. Se la prima settimana è quella più difficile in termini di adattamento, l’ultima, nella quale il tempo sembra volare sempre più, è quella della realizzazione, della consapevolezza che quest’importante esperienza sta per volgere a termine. Gli ultimi giorni visito di nuovo tutte le aziende in cui i ragazzi hanno svolto il loro tirocinio.
Mi brillano gli occhi quando da ognuno dei loro tutor aziendali sento parole di ammirazione e di ovazione nei confronti dei “miei ragazzi”. Qualcuno viene trattato come un figlio/a, a qualcun viene preparata una lettera di raccomandazione, a qualcuno viene detto fra le righe: “sarai sempre il benvenuto nella nostra azienda!”. Non posso che essere fiera e felice di aver condiviso questo piccolo ma grande viaggio con loro. Li sento già desiderosi di ripartire quando uno per uno cerco di fare il punto di queste 3 settimane, quasi nessuno si sarebbe aspettato prima di partire e di  viversele così bene, di conoscere atri ragazzi/e con cui avrebbe instaurato un rapporto così forte in così poco tempo. Siamo ormai agli sgoccioli..non ci resta che salutare Siviglia e dirigerci verso il gate dell’aeroporto per tornare ognuno di noi alle nostre vite…sicura e sicuri che in fondo seppur in così poco tempo..il “clic” c’è stato, che dopo un’esperienza del genere non si può essere le stesse persone della partenza..che la società e i ragazzi di oggi hanno bisogno anche di tutto ciò per crescere e per rispettarsi e rispettare se stessi e tutte le culture più vicine o lontane dalla propria…
“Hasta pronto Sevilla!” e grazie ragazzi per avermi fatto rivivere a distanza di anni quelle emozioni che solo un Erasmus può dare!

Valentina Maltese


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