La Prova dei Nove a Maribor

La fortuna di ricominciare l’anno scolastico con una mobilità estera è veramente per pochi. Nove studenti bolognesi del progetto StartUp Europe sono partiti per la città di Maribor lo scorso 14 settembre, guidati dal group leader Bruno che ci ha raccontato com’è andata la loro esperienza in Slovenia.

Prese in atto le normative di sicurezza e una adeguata visione della nuova normalità dopo mesi di chiusura totale e un’estate particolare, Marwa, Alice, Tommaso, Ilaria, Pietro, Virginia, Lorenzo, Enrico e Andrea hanno avuto il giusto entusiasmo e  la determinazione per buttarsi in un’esperienza culturale e formativa impareggiabile.

Il primo step dopo il viaggio in autobus da Bologna a Maribor è stato conoscere la realtà del partner ospitante ZNI. Ilaria Lodi ha spiegato com’è andata: “I primi giorni di formazione passati con ZNI, composto da un team tutto al femminile (Ewelina, Rebecca e Sonja), sono stati sicuramente molto utili e necessari ad ambientarsi con maggiore facilità (…) Le tutors sono sempre state chiare e disponibili sia durante la formazione che per tutta la durata della mobilità e nei nostri tirocini. Loro erano molto presenti e pronte ad aiutarci in caso di bisogno”.

Il secondo step di questa permanenza era scoprire quanto più possibile la città di Maribor, che è stata spesso oggetto di paragone con Bologna e che aveva suscitato molta curiosità tra i partecipanti prima della mobilità. Secondo Lorenzo Morlino: “Maribor è una città eclettica, poliedrica. Particolare l’accostamento del vecchio e del nuovo. Non solo tra quartieri, ma anche nei quartieri”, inoltre: “la città racconta la sua grande storia nonostante le piccole dimensioni e dal suo assetto attuale si intravede come abbia attraversato tutto il ‘900 vivendone tutti gli aspetti positivi e negativi: dalla distruzione dopo le guerre è sopravvissuta degnamente”. Per concludere: “Scegliere un luogo in particolare è difficile e limitante, mi ricorderò sicuramente il centro storico con la colonna della peste, il Pohorje e le cascate che abbiamo visto, il supermercato a fianco del dormitorio e il Drava che taglia la città, ma più di tutti ricorderò i compagni incontrati per strada (tutor compresi!), fratelli ormai, coi quali abbiamo superato le difficoltà di questo viaggio. Qui mi si perdoni il cliché: l’importante non è il luogo, ma la compagnia incontrata durante il percorso.”

Il terzo step si riferisce proprio all’obiettivo formativo e professionale della mobilità: il tirocinio. I partecipanti hanno svolto, per più di dieci giorni, percorsi di acquisizione o di rafforzamento di competenze e di abilità lavorative. Partendo dalle precedenti testimonianze, Ilaria e Lorenzo sono stati accolti rispettivamente in un’agenzia di comunicazione e in un ufficio investigativo. Andrea Taccone, invece, ha lavorato in ambito edilizio: “Durante la mia esperienza in cantiere la maggiore difficoltà riscontrata era la lingua. Ho svolto mansioni differenti nell’ambito della costruzione e ho messo in pratica quanto più possibile le conoscenze e le competenze inerenti al mio settore in questa azienda.

Alice Bianchi ha commentato: “Posso dire che il mio Erasmus+ sia stato educativo perché è stata la prima volta in cui sono entrata in un contesto lavorativo. Il posto in cui ho lavorato in queste due settimane è un centro sperimentale, dove vengono fatti esperimenti in ambito chimico, fisico ed elettronico, che non sono propriamente inerenti al mio indirizzo ma proprio per questo l’esperienza è stata interessante e molto stimolante. Ho lavorato a stretto contatto con i colleghi che si occupavano degli esperimenti: sono stati tutti molto disponibili con me e mi ci sono trovata bene fin da subito. Insieme abbiamo creato delle presentazioni a contenuto didattico e delle attività coinvolgenti per i gruppi di ragazzi delle scuole, abbiamo addirittura costruito e programmato un robot della Lego! L’esperimento che mi ha affascinato di più in assoluto è stato quello sulle onde formate da un suono, come quelle di una canzone. Vedere la loro vera natura attraverso un laser su una parete non l’avevo mai visto ed è stato emozionante.”

Anche Marwa Atrany non si è tirata indietro: “Durante l’intero arco temporale dell’Erasmus non ho riscontrato particolari ostacoli o barriere se non all’inizio alcuni piccoli problemi logistici e di servizi nel dormitorio. Anche l’adattamento personale all’inizio non è stato semplicissimo, ma piano piano mi sono abituata ad una nuova realtà: vivere nuove situazioni in un luogo sconosciuto, adottare nuove abitudini come orari, spostamenti con mezzi pubblici di ogni tipo (autobus, treni locali e regionali, ecc) e convivere  con altri ragazzi provenienti da diverse realtà.”

Il quarto step è il tempo libero, perché questa esperienza non è fatta solo di formazione e tirocinio, come ha descritto molto bene Pietro Molara: “Quando non avevo niente da fare durante il pomeriggio andavo spesso a giocare a basket, dato che è la mia passione e il campo è dietro il dormitorio. Per me è stato un modo di staccare la spina del lavoro,  che per me è stata una esperienza del tutto nuova e per la quale ho cercato di impegnarmi molto, per cui mi ha preso molto dal punto di vista mentale ed è stato un po’ stancante. D’altro canto, è stato un momento per stare in compagnia con altri ragazzi della mobilità, un momento per conoscerci meglio, per scherzare, ridere e divertirsi”.

Uno dei weekend passati a Maribor è stato all’insegna del relax: siamo stati alle Terme Fontana, abbiamo fatto meditazione sul monte di Piramida, abbiamo passeggiato nell’isola in mezzo al fiume, ci siamo dati allo shopping sfrenato e abbiamo anche provato la Escape Room vicino al dormitorio. Secondo Enrico Preti: “Le città slovene sono piene zeppe di cultura e di meraviglie nascoste ovunque: ogni piazza, via, o palazzo ha un fascino unico. Adoro anche il fatto che ogni centimetro possibile è sempre coperto di verde; non mancano mai parchi o sentieri che ti facciano sentire nella natura anche nel bel mezzo del centro di Lubiana. Grazie alle tantissime montagne e colline c’è sempre uno scorcio o un sentiero che ti fa ammirare il paesaggio dall’alto”. Anche Tommaso Fraboni ha raccontato del suo tempo libero : “Alcuni di noi sono andati a Celje, città nobile: lì abbiamo visitato il castello vecchio e il centro storico vicino al fiume Savinja, tutto bellissimo”.

Una mobilità estera, come quinto step, porta con sé i ricordi più belli, come ci conferma Virginia Monti: “Scegliere un solo momento indimenticabile tra i tanti che abbiamo vissuto qui in queste tre settimane credo sia impossibile”e continua: “già dal viaggio siamo riusciti a unirci e a diventare un gruppo affiatato. Non scorderò mai tutte le gite che abbiamo fatto tutto insieme, in particolare quella al Drava center dove abbiamo riso, ballato e cantato per tutto il tragitto! Allo stesso modo ricorderò sempre le emozioni che abbiamo provato durante i compleanni che abbiamo festeggiato tutti insieme” e, per concludere in bellezza ha sintetizzato: “Tutta questa esperienza è un mix di emozioni infinite che ha reso questo percorso unico e speciale”.

I ragazzi sono tornati lo scorso 7 ottobre in Italia dopo tre settimane di condivisione culturale, formativa e professionale. L’esperienza di mobilità ha arricchito le loro vite di forma significativa, siamo certi che avranno occasione di essere testimonianza per altri studenti e giovani che vorranno provare una storia simile alla loro.

Buon ritorno, ragazzi!


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