E-State con Uniser: Elena Irti la Direttrice ci svela i retroscena di Uniser

Elena IrtiElena Irti, 33 anni, sono di Imola, adoro passeggiare all’aria aperta e amo il mare. Sono socia di Uniser dal 2008, membro del Consiglio di Amministrazione e ricopro la carica di Vice Presidente.

Di cosa ti occupi a Uniser?

A Uniser ho fatto praticamente tutto, dall’accoglienza tirocinanti, all’invio SVE, alla segreteria fino ad arrivare a Mobilitas nel 2013. Per due anni mi sono dedicata al servizio di accompagnamento ed orientamento di persone intenzionate a vivere delle esperienze all’estero, tramite il servizio Mobilitas per l’appunto. Sono poi rientrata a tempo pieno ad Uniser nel corso del 2015 con la carica di Direttrice, dopo la ridefinizione e la riorganizzazione della cooperativa. Mi è sempre piaciuto tenere sotto controllo quello che succedeva, forse un po’ anche per indole personale. Poi, con mio grande piacere, sono andata a ricoprire ufficialmente e molto naturalmente un ruolo che sento mio da sempre; tant’è che uno dei primi volontari che accogliemmo nel 2009 mi diede il soprannome di “mamma di Uniser”.

Tu sei uno dei rifondatori di Uniser, come è nata l’idea?

Non c’è stato un momento in cui è nata l’idea. Uniser è arrivata nella mia vita come compimento naturale del percorso che avevo intrapreso subito dopo la laurea con le mie esperienze all’estero.

La “nostra Uniser”, è nata quando ho conosciuto Andrea (n.d.r. Lombardi,il Presidente di Uniser) a Parigi durante il mio SVE. Abbiamo scoperto di avere idee, obiettivi, ideali comuni e da lì si è fatta strada l’ idea di fare qualcosa insieme e Uniser è arrivata di conseguenza. Infatti la cooperativa  esisteva già dal 1998 e nel 2008 siamo entrati noi, dandole una nuova direzione e una nuova vita. Quindi l’idea di Uniser non è nata in un momento preciso nel tempo ma anzi è arrivata in modo molto naturale come compimento di diversi percorsi, il mio, quello di Andrea e  quello di Uniser che ad un certo punto si sono incontrati e uniti insieme. Finito lo SVE  e la magistrale a Parigi, sono quindi rientrata in Italia per lavorare a Uniser.

con che spirito hai intrapreso questo percorso?

Ero carichissima, avevo tanta voglia di far vivere ad altre persone l’esperienza che avevo fatto io e che mi aveva cambiato la vita e quindi di render lo stesso servizio che avevo ricevuto io ad altri. Questo per me era fondamentale. Poi, anche a livello personale, ho attutito un po’ lo shock da rientro buttandomi a capofitto sul lavoro e questa è stata la formula per vivere il mio ritorno in Italia in modo molto meno traumatico. E’ stato molto intenso e bello e lo è tuttora perchè Uniser la si può vivere solo intensamente!

Qual è la parte più divertente del tuo lavoro?

Ce ne sono moltissime, a Uniser non ci si annoia mai! Può sembrare stressante ma in realtà è un elemento che mette un po’ di pepe nella nostra quotidianità e la rende anche divertente. Inoltre è molto divertente con Mobilitas conoscere utenti diversi e molto simpatici!

La più appagante?

La parte più appagante del mio lavoro è vedere la cooperativa crescere, accogliere persone nuove a lavorare con noi, vederle soddisfatte del proprio lavoro, creare un ambiente in cui si lavora e vive bene e, non meno importante, offrire delle opportunità che possono cambiare la vita delle persone.

….e la più stressante?

Trovarsi spesso in balia di diverse sollecitazioni che arrivano nello stesso momento. Trovare la forza e la freddezza di mettere in ordine di priorità tutto quello che si ha davanti, senza farsi prendere dall’ansia e dal panico.

Qual’è il ricordo più bello che hai di Uniser?

Il ricordo più bello? L’inaugurazione di Mobilitas a livello di soddisfazione è stata grande.  Mobilitas è un progetto nel quale io e Andrea abbiamo lavorato tanto e vederlo nascere e crescere è stata una soddisfazione enorme. Se Uniser è il figlio, Mobilitas è un po’ come un secondo figlio, o forse un nipote… .Inaugurazione Mobilitas

Come si è evoluta Uniser dal 2008 ad oggi dal tuo punto di vista?

Uniser è cambiata tanto. I cambiamenti sono molti ed è difficile descriverli tutti. Sicuramente l’evoluzione fondamentale dal punto di vista professionale è il cambiamento strutturale che Uniser si è data in termini organizzativi, ovvero quello di ispirarsi ad un modello di gestione d’impresa. All’ inizio ci gestivamo in maniera un po’ improvvisata, affrontando le cose giorno per giorno. Nel 2014, invece, abbiamo deciso di organizzare la cooperativa in modo più strutturato prendendo spunto dalla gestione di un impresa con tutto quello che ne consegue: analisi della mansioni, razionalizzazione tempi di lavoro per gestire al meglio le nostre attività ecc.. tutto questo non era pensabile nel 2008 quando siamo partiti. Inoltre tra i cambiamenti più evidenti di Uniser come non citare le dimensioni: nel 2008 sono partiti in due ( n.d.r. Andrea Lombardi e Enrico Zanotti, mentre Elena finiva la magistrale e collaborava dalla Francia) nel 2009 eravamo in tre, oggi siamo in tredici!! Per non parlare della sede… tutto è cambiato dal 2008, è cresciuto e si è evoluto nel tempo come noi siamo cresciuti assieme alla cooperativa.

Quali sono i tuoi progetti futuri a Uniser?

Concretamente dobbiamo portare a termine la riorganizzazione, che sta dando i primi frutti ma che è ancora lontana dall’essere terminata. Poi dovrò dedicarmi sempre di più anche al monitoraggio quindi all’analisi delle nostre attività, per poter ottimizzare il lavoro di Uniser e quindi i risultati, cioè la mobilità per più utenti possibile.

Quali sono secondo te le sfide che Uniser dovrà affrontare nel futuro per migliorare ancora di più?

Le sfide grosse sono già state affrontate e tutto lo staff sta reagendo bene. C’è sempre da migliorare e andare più a fondo in questa riorganizzazione e riuscire a creare sempre più un ambiente dove la comunicazione circoli il meglio possibile e dove le persone collaborino in tutte le attività in modo efficace ed efficiente, trasversalmente a più progetti.

Riorganizzazione, perchè?

Ci siamo basati su intuizioni ed esperienze personali. Abbiamo notato che, in passato, il fatto che un’unica persona gestisse un progetto dall’inizio alla fine rendesse soggetti a input diversi da diversi utenti (ragazzi, aziende, finanziatori, scuole, partner esteri…). L’ essere esposti a delle sollecitazioni cosi diverse oltre ad essere stressante, rischiava di sovraccaricare la persona e quindi di intaccarne la qualità del lavoro. Notato questo malessere nello staff ci siamo messi a ragionare sulla divisione del lavoro secondo il modello aziendale. È stata quindi una sfida e un rimettersi in gioco, ma ci crediamo e crediamo che sia la soluzione migliore per migliorare Uniser in un’ottica di continua evoluzione e progressione.

Cosa ti aspetti dal futuro per Uniser?

Io sono una persona molto concreta, realistica ed ancorata al presente. Non è il mio ruolo sognare e su questo io e Andrea siamo molto complementari. Mi affido molto alla sua capacità di intuire le possibilità di sviluppo di Uniser… Lui trascina, ha le idee, ed io lavoro per concretizzarle. Sicuramente tengo molto al benessere dello staff e vorrei che Uniser diventasse la cooperativa dove tutti sognano di lavorare e che le persone siano felici di far parte di questa realtà.


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