Nato a Lecce, mi sono trasferito a Forlì per studiare “Scienze Internazionali e Diplomatiche”. Dopo una parentesi negli USA sono tornato qui come parte dello staff che ha lanciato Mobilitas. Mi occupo di comunicazione a 360 gradi, tra le altre cose scrivo di musica e politica americana e collaboro alla produzione e alla promozione di eventi e festival.
Di cosa ti occupi a Uniser?
Faccio parte dello staff di Mobilitas – il progetto sperimentale di orientamento e accompagnamento alla mobilità internazionale promosso da Uniser insieme all’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna e al Campus di Forlì dell’Università di Bologna – insieme a Savino, Elena e all’ultima arrivata Francesca. Mi occupo di comunicazione istituzionale, social media, marketing, ricerca e segreteria. Negli ultimi mesi ho affiancato a questo ruolo quello di responsabile comunicazione per Uniser.
Come è nata la tua collaborazione con la cooperativa?
Quando ero ancora uno studente, lavoravo da volontario per l’Onlus KOINE’ da presidente e ideatore del nuovo progetto di accoglienza degli studenti internazionali del Campus di Forlì. E’ stata un’esperienza che ha giovato molto alla mia formazione, proprio per la rete di contatti che si riusciva a creare su tutto il territorio romagnolo. Koiné e Uniser occupavano due piani diversi dello stesso stabile del circolo Arci Valverde. Esistevano forme di collaborazione per il coordinamento delle attività di volontari europei, quindi si è entrati facilmente in contatto, ma, devo ammettere, l’amicizia è nata anche e soprattutto in orari e situazioni extra-lavorative. Prima della mia esperienza negli USA per due tirocini, Andrea mi aveva contattato per abbozzare una strategia di comunicazione – allora assente – per Uniser. Ci ho lavorato per tre mesi, poi sono partito per Washington DC. Ci siamo ritrovati al mio ritorno in Italia per iniziare insieme l’avventura con Mobilitas. Ero alla ricerca di lavoro e di nuovi stimoli, ho accettato subito.
Con che spirito hai intrapreso questo percorso?
La mia idea è sempre stata quella di fuggire all’estero, ma lavorando da vicino nel campo della mobilità, ho cambiato la mia prospettiva e pensare al modo migliore per promuovere e incentivare la mobilità dei giovani. In perfetta sintonia con la missione di Uniser, credo che la mobilità oggi sia indispensabile per costruire il proprio percorso professionale. La collaborazione è stata naturale.
Qual è la parte più divertente del tuo lavoro?
Quella creativa. ogni volta che si deve pensare a nuove strategie di promozione e comunicazione per far conoscere i nostri progetti, a prescindere dalle difficoltà, è il momento più stimolante e divertente.
La più appagante?
Savino, Elena e Francesca si occupano in prima persona dell’orientamento e dell’accompagnamento degli utenti di Mobilitas. Per quanto mi riguarda, oltre a diffondere in lungo e in largo il progetto, cerco di dare una mano nella ricerca di informazioni, contatti e offerte da mettere a disposizione dei nostri utenti. La parte più appagante è quella di riuscire a rispondere ai bisogni e alle necessità degli utenti più disorientati o comunque con meno background e strumenti in mano, per intraprendere un percorso di mobilità in autonomia.
….e la più stressante?
Quando si fa parte di una squadra in cui non manca comprensione, impegno e serietà, è impossibile essere stressati (detto ciò, tutti gli altri colleghi che mi leggeranno forse mi odieranno un po’, ripensando ai loro momenti di stress e pressione più estremi…chiedo scusa)
Qual è il ricordo più bello, quale il più divertente che hai di Uniser?
L’inaugurazione di Mobilitas è stato un momento indimenticabile: poteva essere un salto nel vuoto e, invece, due anni dopo, i risultati raggiunti sono stati incredibili per un programma partito praticamente da zero e messo in piedi da uno staff di quattro persone.
Quali sono i tuoi progetti futuri a Uniser?
Mobilitas è uno dei motivi per cui ho deciso di rimettermi in gioco in Italia. E’ un progetto in cui credo e a cui sono molto affezionato per ovvi motivi. Spero che riparta al più presto a pieno regime e di poterci lavorare a tempo pieno per poterlo migliorare e metterlo a disposizione di un numero di utenti ancora maggiore.
Quali sono secondo te le sfide che Uniser dovrà affrontare nel futuro per migliorare ancora di più?
Come ci siamo detti più volte, bisogna diventare un punto di riferimento serio, innovativo e professionale per tutti i giovani e le imprese del territorio nel settore della mobilità.
Riorganizzazione: cosa ne pensi?
Sono arrivato dopo la riorganizzazione, quindi posso solo giudicare l’attuale forma di organizzazione che mi sembra molto efficiente e funzionale.
Cosa ti aspetti dal futuro per Uniser?
Come detto sopra, consolidare la propria presenza in tutta la Regione e nel resto d’Italia per mettersi al servizio di un pubblico sempre più ampio e vario.
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