E-State con Uniser: Enrico Zanotti e la storia della Cooperativa

Torna l’appuntamento estivo di E-State con Uniser, oggi vi presentiamo uno dei pilastri di Uniser, Enrico Zanotti che ci racconterà un pò di sè e di come è nata l’idea di rilevare Uniser.

ZANOTTIMi chiamo Enrico Zanotti, ho compiuto da poco diciassette anni (per gamba), vivo dal 2009 a Forlì, ma sono nato e cresciuto a Cesena, dove sono rimasto fino alla fine delle scuole superiori.

Poi 4 anni a Bologna, alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere, l’Erasmus alla VUB di Bruxelles e, dopo la laurea, il Servizio Volontario Europeo presso la Fundacion San Cebrian di Palencia (Spagna). Proprio grazie allo SVE conobbi Uniser. Era il 2006 ed ancora non avevo idea di cosa avrei fatto da grande. Lo SVE era un’opportunità di imparare un’altra lingua, di muovermi e di fare esperienza. Mai avrei immaginato però che sarebbe stato anche una sorta di trampolino di lancio per il mio futuro professionale. Tant’è che nel settembre del 2007, verso la fine del mio servizio volontario, fui raggiunto da Andrea Lombardi, con il quale avevo condiviso il percorso formativo sin dalle scuole superiori (nonché tante altre peripezie). Durante un viaggio nel Pais Vasco e più precisamente in una bellissima spiaggia di San Sebastian, Andrea mi parlò della sua intenzione di fare della mobilità il proprio mestiere, ispirato dal suo SVE a Parigi in un ente che si occupava a sua volta dell’invio di volontari europei, proponendomi di entrare a far parte di un team composto da noi due e da una ragazza di Imola (Elena Irti ndr). Io, che invece facevo servizio in un centro disabili, per quanto lusingato dalla proposta, ero del tutto inconsapevole di cosa questo avrebbe potuto comportare: infondo conoscevo la mobilità solo dal punto di vista dell’utente.

L’idea di lavorare in un contesto internazionale, avere la possibilità di viaggiare e di creare opportunità per altri giovani di vivere esperienze di apprendimento e di integrazione in Europa, era comunque in linea con le mie aspettative professionali.

Il caso volle che al nostro ritorno, la Coop. Uniser, la mia organizzazione di invio SVE, stesse per chiudere. Decidemmo allora di rilevarla approfittando della fitta rete di contatti a livello locale ed internazionale sviluppati in 10 anni di attività, nonché dell’esperienza della precedente gestione, che ci accompagnò durante i primi mesi. Era il gennaio del 2008.

Di cosa ti occupi a Uniser?

Negli anni mi sono occupato di molte attività all’interno della cooperativa, ricoprendo soprattutto un ruolo operativo nell’organizzazione e svolgimento delle attività legate all’invio ed all’accoglienza nell’ambito di progetti di Servizio Volontario Europeo (invio ed accoglienza), Leonardo Da Vinci, Senior Volunteering Project ed a progetti di mobilità finanziati dal Fondo Sociale Europeo (IDA e Bando Sisma RER 2012). Oltre a questo, ho partecipato a numerosi seminari di contatto, a due progetti Grundtvig Partnership ed inizialmente ho anche gestito un paio di Azioni 1.1 (Scambi Giovanili). In concreto, le mie mansioni sono state le più svariate, soprattutto all’inizio, quando in cooperativa eravamo in pochi: dal corso di italiano, al reperimento degli alloggi nella provincia di Forlì Cesena per i partecipanti in accoglienza, dal rapporto con i partner locali ed esteri, dalla scrittura delle richieste di finanziamento per i progetti SVE, al tutoraggio dei partecipanti in invio ed in accoglienza.

Attualmente mi occupo principalmente dello SVE invio in tutti i suoi aspetti, mantengo i contatti con i partner SVE che ci inviano volontari qui nella nostra provincia, mi occupo della formazione e del tutoraggio di tirocinanti europei che accogliamo e di quelli che inviamo in Europa.ZANOTTI

Qual è la parte più appagante del tuo lavoro? e la più stressante?

Non direi che esiste un’attività più appagante di un’altra. Ma sicuramente è appagante vedere il risultato del  nostro lavoro nei sorrisi dei partecipanti, o nella loro commozione quando è ora di tornare a casa. Da molta soddisfazione accorgersi di come alcuni ragazzi si integrino qui da noi, s’innamorino della nostra terra e della nostra gente, arrivino in alcuni casi ad imparare un po’ di dialetto.

Al contrario, è stressante e frustrante trovare poca flessibilità nei partecipanti, i quali spesso non sono ben predisposti e preparati all’esperienza che loro stessi scelgono di fare, oppure, quando nel 2015 ci si scontra con pregiudizi o chiusura mentale alle nostre attività.

Tuttavia, in sei anni e mezzo abbiamo grossi passi avanti nella sensibilizzazione del tessuto imprenditoriale e sociale, degli enti pubblici, dei centri ed istituti di formazione, sull’importanza formativa della mobilità, che viene considerata sempre di più come una risorsa di arricchimento reciproco e di confronto tra diverse realtà, metodi di lavoro, ecc.

Cosa ti aspetti dal futuro per Uniser?

L’obiettivo principale della Cooperativa Uniser, che personalmente condivido a pieno, rimane quello di vedere riconosciuti i percorsi di mobilità educativa come strumento essenziale per lo sviluppo personale e professionale degli individui, di fare in modo che sempre più giovani (e non solo) possano usufruirne, grazie anche alla partecipazione attiva dei diversi attori della società.


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