I sogni esistono per essere realizzati: intervista a Cristià

Questo articolo è già apparso sui mezzi di comunicazione della Cooperativa Sociale Paolo Babini, che ci ha concesso di ripubblicarlo. Grazie a loro e a Cristià per le emozioni che ci hanno regalato.

Quest’anno il centro estivo “estate avventura” ha avuto un valore aggiunto, grazie alla presenza di alcuni tirocinanti spagnoli che si sono messi in gioco e ci hanno insegnato che il linguaggio che va diritto al cuore non necessita di molte parole e va oltre le barriere fisiche e linguistiche.

In particolare è stata molto importante e significativa la presenza di Cristià un ragazzo con disabilità che, insieme agli educatori del centro, gestiva l’attività del lunedì mattina per spiegare la disabilità ai bambini e a i ragazzi: ci ha raccontato la sua storia fatta di passioni e difficoltà, la sua tenacia, la sua forza di volontà, ci ha insegnato a conoscere e a dare un nome alle emozioni che nascono dall’incontro con le diversità e che, l’unica arma contro l’esclusione, è la condivisione e la conoscenza reciproca. Cristià ha insegnato ai nostri ragazzi l’importanza di avere dei sogni ma soprattutto di avere il coraggio e la pazienza di lottare per realizzarli , come ha fatto lui che sognava di far parte di una squadra di calcio per persone con disabilità fisica e grazie all’impegno fisico quotidiano , al crederci sempre, alla fine questo suo sogno lo ha realizzato davvero.

Ecco qui l’intervista a Cristià…

Mi chiamo Cristia’ Serrabasa ho 28 anni e sono di Sabadell (Barcellona).
Sono all’ultimo anno di un corso parauniversitario presso “ l’Istitut Ribot i Serra”, indirizzo “ integrazione sociale”, con sede a Sabadell. Sono nato con una paralisi cerebrale che ha compromesso il mio sistema nervoso. Grazie alla mia grande forza di volontà, all’impegno quotidiano e al mio grande amore per lo sport in particolare per il calcio, all’età di 5 anni sono riuscito a camminare.
A partire da Giugno fino alla fine di Luglio ho fatto il tirocinio curricolare del mio corso di studi in Italia a Forlì, presso alcuni servizi della Cooperativa Paolo Babini.

Come ti è venuta l’idea di fare il tirocinio all’estero ?

La mia tutor ad aprile di quest’anno, ha proposto a tutta la classe del mio corso di poter fare un’esperienza di Erasmus ma io sono stato l’unico ad accettare. A questo punto mi hanno fatto fare un esame di idoneità in lingua inglese e mi hanno fatto scrivere una lettera motivazionale dove spiegavo il perchè di questa mia decisione e in quale paese mi sarebbe piaciuto fare tale esperienza: scelsi il “Bel paese”!
Una volta fatto tutto questo la mia università ha cercato il luogo adatto a me in Italia tramite l’associazione spagnola “Mundus” che ha scelto come partner l’italiana “Uniser” di Forli’ con cui già collaborava.

È stato poi proposto a tutte le classi dell’istituto uno studente volontario per potermi accompagnare e che potesse aiutarmi e supportare in alcune autonomie personali nella vita di tutti i giorni. La studentessa che si propose fu Cristina Galvez che non conoscevo ancora ma che con i mesi a venire avrei scoperto essere la scelta giusta.

Così io e Cristina siamo arrivati in Italia con l’operatrice Mundus il 1° Giugno del 2017 e abbiamo alloggiato presso uno degli appartamenti del Villaggio Mafalda, Cooperativa Paolo Babini.

Cosa ti ha spinto a fare questa esperienza?

Volevo fare un’esperienza di autonomia e siccome a me piacciono le sfide, non volevo farla in Spagna perché sarebbe stato più “facile”: cioè sono sicuro che non sarei stato sempre solo ma molte persone avrebbero cercato di aiutarmi senza lasciarmi sperimentare il fare in autonomia che implica che sono io che so quando chiedere aiuto. Inoltre volevo conoscere la bella Italia, imparare la lingua e conoscere la sua cultura.

Dove hai lavorato in Italia?

Ho lavorato presso il centro estivo San Paolo “estate avventura” per circa 4 ore al giorno dal lunedì al giovedì, il martedì pomeriggio presso il progetto “un po’ di tempo per me“ che vuole favorire la socializzazione per ragazzi con varie tipologie di disabilità ed il giovedì pomeriggio lavoravo presso il centro aggregativo “officina 52”.

In che cosa consisteva il tuo lavoro?

Al centro estivo per le prime settimane c’è stata una fase di osservazione e conoscenza reciproca per capire bene come funzionava e per comprendere, partendo dalle mie capacità, in che modo potessi essere d’aiuto. Alla fine mi è stato proposto di gestire, insieme ad alcuni educatori, l’attività del lunedì mattina dove si parlava di disabilità: scrivevo qualcosa sulla disabilità in relazione ad una tematica, per es. la disabilità e lo sport, il tempo libero, ho raccontato la mia esperienza in Italia, etc., poi veniva letto in cerchio a tutti i ragazzi, un po’ da me e un po’ dagli educatori prima in spagnolo e poi in italiano. È stato bello vedere come all’inizio non mi sentivo molto attivo e non riuscivo tanto ad interagire con i ragazzi, poi però grazie a quest’attività, è stato tutto più facile, i bambini mi ricercavano, mi facevano domande mi guardavano oltre la disabilità.
In generale , in tutti i servizi in cui ho lavorato, aiutavo nella gestione educativa e pratico- organizzativa delle attività.

Cosa ne pensi dell’attività del lunedì?

È molto importante perchè insegna ai bambini dei valori come il rispetto della diversità e l’importanza di fare domande, di essere curiosi, di conoscere per vincere la paura che sta dietro il non sapere.

Pensi che la tua esperienza lavorativa sia stata utile? Se sì, cosa hai imparato?

Assolutamente utile! Ho imparato a relazionarmi meglio con i bambini perchè in Spagna i bambini non sono abituati a vedere e quindi interagire con le persone con disabilità. Dal punto di vista della crescita personale ho imparato a conoscere meglio me stesso, i miei limiti e le mie capacità. Per ciò che riguarda le autonomie personali, poi, ho imparato a fare molte cose da solo: dalla colazione, al portar fuori l’immondizia, spazzare, fare la lavatrice, fare la spesa, lavare i piatti, sono andato da solo al mare, ho imparato a farmi la barba.

Qual è la cosa che ti e’ piaciuta di più dell’Italia?

La gente. In particolare mi hanno colpito molto i bambini: qui hanno un altro atteggiamento nei confronti delle persone con disabilità, c’è una speciale normalità, ossia maggiore integrazione e conoscenza reciproca. In Spagna è un po’ diverso perché i bambini con disabilità vanno spesso nelle scuole speciali quindi gli altri non hanno modo di conoscere e relazionarsi con essa.

Qual è la cosa che ti e piaciuta di meno?

I trasporti pubblici sono poco agibili per le persone con disabilita’ e anche i bagni dei locali non sempre sono attrezzati e ci sono spesso scale e pochi ascensori.

Consiglieresti questa esperienza alle persone con disabilità?

Si perché ti fa crescere molto come persona però devi essere molto preparato fisicamente e psicologicamente: devi però avere dei buoni contatti e supporti dal paese di provenienza e da quello ospitante.

Quali sono i tuoi sogni?

Ne ho 4:
1. vivere da solo
2. guidare la macchina
3. giocare in una squadra di calcio
4. trovare un lavoro

Finora ne ho realizzati due, non so se potrò mai guidare la macchina, comunque troverò un modo per spostarmi autonomamente.
Io so che un giorno realizzerò tutti i miei sogni.
“I sogni esistono per essere realizzati= Los sueños estan hechos para cumprirlos.”


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