Ecco come gli inglesi abbattono le barriere linguistiche nelle scuole

In Inghilterra il numero di studenti che in famiglia parlano lingue straniere è aumentato del 20% in cinque anni. Il quotidiano inglese The Guardian ci racconta alcune strategie di integrazione e insegnamento utilizzate nelle scuole nel Regno Unito e ci parla di docenti illuminati che stanno abbattendo le barriere linguistiche nelle loro aule scolastiche.

Negli ultimi anni, uno dei cambiamenti più significativi della popolazione scolastica, in Inghilterra come in Italia, è stato l’aumento del numero di bambini provenienti da famiglie la cui madrelingua non è quella parlata a scuola. Anche in Italia il fenomeno non è certo nuovo, ma negli ultimi anni gli esperti della formazione si trovano spesso di fronte a classi sempre più varie per quanto riguarda la lingua madre. Allora perché non prendere spunto da chi ha iniziato ad affrontare il problema delle barriere linguistiche molto prima di noi?

Scuole Lingua

The Guardian ci dà una mano aprendo una finestra su alcune modalità eccellenti messe in pratica ogni giorno da diversi istituti scolastici in tutto il Regno Unito e le conclusioni appaiono di applicabilità a dir poco internazionale.

Una delle strategie che in questa indagine ci è apparsa più funzionale è quella di creare delle apposite classi linguistiche dove i bambini possano concentrarsi nell’apprendimento della nuova lingua. Questi brevi corsi intensivi della durata di circa 6 settimane anticipano in molti istituti inglesi l’ingresso vero e proprio del ragazzo all’interno della classe e hanno come obiettivo quello di fornire al giovane studente gli strumenti adatti a comprendere le lezioni e interagire con insegnanti e compagni di classe, aumentando la self-confidence e le possibilità di inclusione sociale.

La critica a questo sistema potrebbe derivare dalla precoce separazione del bambino dal gruppo scolastico, quando spesso le motivazioni più forti per l’apprendimento vengono proprio dall’interazione e dal confronto con i propri coetanei. Per questo una buona soluzione è quella di inserire sin da subito lo studente nella classe per le lezioni in cui non è richiesta una padronanza perfetta della lingua per eccellere, come educazione artistica e motoria.

Altri istituti hanno avuto un’intuizione davvero eccellente quando hanno pensato di scegliere (tra gli studenti di origine straniera già integrati in classe) una sorta di “tutor” che, sebbene sia egli stesso uno studente, offra qualche arma in più al nuovo arrivato su come affrontare l’apprendimento della nuova lingua e comprendere una cultura diversa. Un compagno di giochi/studio con cui condividere questo percorso di crescita, qualcuno che capisca quello che stai passando e magari ti offra qualche asso nella manica.

Perché se ci pensiamo bene abbattere le barriere linguistiche è una sfida davvero ardua per uno studente e la motivazione più grande può essere avere sotto gli occhi un esempio reale che renda chiaro che è davvero possibile superare quelli che sembrano problemi irrisolvibili.

E gli insegnanti che magari hanno tempo e risorse economiche limitate, ma vogliono ottenere ottimi risultati, sebbene l’istituto in cui operano non sia così illuminato da destinare risorse innovative per queste minoranze? Cosa possono fare nella pratica di tutti i giorni, in Italia come in Inghilterra? Non smettere di cercare una via di comunicazione migliore, mai. Questo periodo di transizione deve trovare gli esperti dell’ambito formativo più motivati che mai, perché è proprio ora che la popolazione di origine straniera sta aumentando che le scuole hanno più bisogno di professionisti preparati. D’altra parte tutti bambini hanno la stessa mente aperta e ricettiva, sta quindi ad un buon insegnante capire come e in che modo sfruttare al meglio queste innate capacità dei più giovani. Insomma in qualsiasi lingua, cultura e parte del mondo un insegnante motivato e pronto al confronto sarà un buon insegnante.


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