Appena abbiamo saputo la nostra destinazione alcuni di noi erano titubanti, altri sono rimasti un po’ delusi, perché nonostante fossimo felici di partire, pensavamo che Breslavia fosse una città monotona e spenta, dove non ci fosse nulla da fare. Con grande sorpresa però, abbiamo scoperto che è una città piena di posti belli e divertenti da visitare ed è anche molto giovanile, e stare qui per tre settimane ci ha dato la possibilità di conoscerla abbastanza bene. Durante le ore libere avevamo infatti l’opportunità di visitare la città e questo ci ha permesso di scoprire meglio il luogo e le abitudini dei suoi abitanti. I mezzi di trasporto sono sempre puntuali e le strade sempre pulite, al contrario di come siamo abituati nel nostro paese. Vivendo la Polonia ci siamo resi conto che è un paese meraviglioso e abbiamo conosciuto nuove persone con culture diverse. Ci siamo sentiti subito a nostro agio e anche tra di noi ci siamo trovati molto bene: abbiamo fatto amicizia e abbiamo creato un bel rapporto all’interno del gruppo.
Questa nostra esperienza Erasmus+ ci ha aiutato a crescere dal punto di vista lavorativo. Infatti abbiamo migliorato molto le nostre competenze lavorative, abbiamo appreso come ci si comporta in un’azienda e praticato molto l’inglese.
Il tirocinio è un’esperienza formativa davvero interessante e molto utile, soprattutto per il nostro futuro, perché ci ha aperto molte porte. Dal punto di vista lavorativo però, non è stato rosa e fiori per tutti sin dall’inizio: alcuni di noi hanno avuto maggiori problemi sul posto di lavoro e la difficoltà più grande è stata quella di non riuscire a comunicare al meglio con i colleghi, dato che in certi casi parlavano principalmente (o solo) polacco. Avevamo però aveva una persona di riferimento per ogni azienda che parlava inglese e quindi nel giro di qualche giorno siamo riusciti a creare un dialogo. Nel complesso ci hanno trattato con riguardo e rispetto, ci hanno messo a nostro agio e ci hanno assistito costantemente durante il nostro percorso.
L’Erasmus+ ci ha fatto crescere anche dal punto di vista personale: siamo diventati più indipendenti e non avendo sempre con noi i genitori abbiamo imparato a cercare da soli le soluzioni ai problemi sia semplici che non, e siamo diventati più responsabili.
In conclusione, consigliamo a tutti questa esperienza: è un’opportunità che non capita tutti i giorni, e nel caso foste incerti se partire o meno, magari a causa della destinazione o per il fatto di partire senza conoscere nessuno, noi consigliamo di mettere da parte ogni dubbio e lasciarsi andare. È un’occasione unica per imparare, conoscere nuove cose, diventare più autonomi e maturare.
Non bisogna giudicare una cosa se non la si prova e questo possiamo dirlo avendolo vissuto in prima persona!
E dopo le impressioni generali, ecco qualche curiosità in più sulla Polonia.
Qual è il posto più bello che avete visitato?
L: Il castello di Książ, che è molto bello da visitare con la spiegazione di una guida, perché ha una storia molto interessante, legata ai suoi proprietari, la famiglia tedesca von Hochberg.
C: L’isola della Cattedrale, dove c’è la città vecchia.
MG: Per me il centro, con le case tutte colorate.
E: Il Go Jump, il parco dei trampolini elastici, così grande in Italia c’è solo a Milano!
Avete imparato qualche parola in polacco? Se sì, quali e come?
MG: Io ho imparato alcune parole che riguardano l’economia, come venditore/compratore, che ho scritto su un foglio ma che non so come si pronunciano. Me le ha insegnate la tutor e me le ha fatte scrivere, perché dovendo riordinare le fatture dovevo capire se la fattura era di vendita o di acquisto.
S: Io ho imparato le parole base perché le dicono nelle canzoncine dei bambini la mattina, all’asilo [dove lavoro]: dzień dobry (buongiorno), do widzenia (arrivederci) e dziękuję (grazie).
L: Io ho imparato, sentendolo dire dalle maestre ai bambini, “Co to robisz?” che vuol dire “Cosa stai facendo?”. Dai bambini ho anche imparato “Domu” (casa), perché mi dicono che vogliono portare i giocattoli a casa. Poi “Biedronka” (coccinella), perché è il nome del supermercato e nell’insegna c’è una coccinella.
E il cibo? Cosa vi piace di più della cucina polacca e cosa non vi piace per niente?
In coro: Pierogi!!!
L: Il bigos, quel piatto di carne e cavolo servito dentro il pane.
E: Alcuni piatti li conoscevo, sapevo che avevano molti tipi di contorni ma non conoscevo tutti i tipi di zuppe, che al lavoro in albergo provo tutti i giorni.
MG: A me non piace quella cosa rossa che mettono sempre nei piatti [la barbabietola].
Sapete cos’è un culture gap? L’avete sperimentato?
A: Sì, sono le differenze tra le culture.
L: Quindi anche le abitudini, tipo il fatto che mangiano prestissimo.
C: L’approccio quando si presentano, il fatto che non amano essere toccati.
MD: Infatti ieri per salutare la mia tutor per sbaglio le ho messo una mano sulla spalla e lei mi ha guardato male.
A: Quando lavorano sembra che siano a casa propria, per esempio stanno senza scarpe.
G: Il fatto che bevono vodka alle 11 del mattino, se si festeggia qualcosa.
C: Il loro umore va veramente in base al tempo, come ci hanno detto alla formazione.
E: Io credo che siano così seri e che ci sembrino più tristi perché forse sono un po’ più educati.
C: Molti sono “matti” quando guidano.
MG: Poi parlano molto molto piano: quando la mia tutor risponde al telefono sembra che stia parlando tra sé e sé. In ufficio stanno sempre fermi e in silenzio davanti al computer, io mi devo mettere le cuffiette con la musica perché non ce la faccio.
S: Anche sul tram c’è sempre silenzio.
L: Comunque secondo me i polacchi, se li sai prendere, sono molto ospitali.
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