AltERnativo a Siviglia: sei testimonianze di chi è partito (e tornato!)

Ciao, sono Dario, ho 18 anni e nel luglio del 2019 ho avuto la fortuna di poter partecipare a un progetto Erasmus della durata di 3 settimane con destinazione Siviglia.
Siamo atterrati in suolo spagnolo la sera del 13 dopo un interminabile viaggio in aereo che mi ha stremato, tuttavia, ho subito fatto amicizia con una ragazza che mi sedeva vicina, Alice.

Premessa: noi 11 partecipanti al progetto non saremmo stati ospitati in famiglia come era usanza ma avremmo “vissuto” in una residenza universitaria posizionata quasi al centro della cittàLa sera andiamo a cena e facciamo un po’ tutti conoscenza, persone tranquille, simpatiche, una tutor alla mano ma capace e disponibile, tutto si stava svolgendo per il meglio, e così continuò.

Pochi giorni dopo avremmo scoperto il lavoro al quale eravamo stati assegnati: io insieme ad Alice lavoravo in un campo solare posizionato all’interno di un club sportivo veramente stupendo, con campi da calcio, basket, tennis, bar, piscina, tutto quello che poteva fare di un campo solare il miglior posto dove passare la mattina.

Ovviamente all’inizio il problema della lingua si sentiva parecchio anche perché non tutti i bambini riuscivano a capacitarsi del fatto che tu la loro lingua non la parlassi e capissi; al contrario invece con gli altri istruttori, nonché a quel punto miei colleghi, ci si capiva e intendeva subito e ciò ha reso tutto più facile.

La mia fortuna é stata incontrare gente sempre disponibile e comprensiva, capace di aiutarmi nei momenti di difficoltà e di supportarmi qualora avessi idee o pensieri da esprimere.

La prima settimana è stata forse la più impegnativa: abituarsi ai ritmi e agli orari spagnoli, convivere con altre persone e dover rispettare orari e target lavorativi sono forse stati i motivi che l’hanno resa tale; le successive due settimane sono volate. Scrivo questo articolo al termine dell’ultima e mi sembra ieri che siamo arrivati a Siviglia, città stupenda, piena di cose da vedere e da fare: per esempio abbiamo fatto un giro in kayak sul fiume e visitato i posti più belli e interessanti, infine siamo stati al mare di Cadice, città vicina a Siviglia.
Le ultime sere prima della partenza siamo stati tutti insieme e ci si siamo divertiti da matti, tutti hanno legato molto con gli atri e non ci sono stati problemi di alcun genere riguardanti i rapporti tra noi, con il tutor o con le aziende ospitanti. Le possibilità, anche in un periodo di mobilità ristretto come il nostro, sono veramente infinite: imparare una lingua semplicemente passando del tempo all’estero non ha niente a che vedere con lo studio a scuola e funziona anche meglio.

Personalmente posso dire di essermi divertito molto, aver migliorato il mio spagnolo e conosciuto meglio un paese meraviglioso; mi sono inoltre fatto ottimi amici, che rivedrò sicuramente tornato a casa.

Il consiglio che posso dare è quello di buttarsi: si tratta di un’esperienza unica e bellissima, i pregiudizi sono inutili e controproducenti, vi assicuro che non sentirete mancanza di casa.

Dario

Siviglia2

La mia avventura nel progetto Erasmus + è iniziata sabato 13 luglio dall’aeroporto di Bologna. Arrivata a Siviglia mi aspettavano 3 settimane di lavoro, ma non solo, insieme ad altri 10 ragazzi italiani.  

La mattina lavoravo come educatrice presso un campo estivo. All’inizio non ne ero molto entusiasta ma è bastato il primo giorno di lavoro a farmi cambiare idea. Mi sono trovata in un ambiente amichevole dove sono riuscita a stringere un bel rapporto con gli altri educatori. La cosa più bella è stata instaurare un legame con i bambini, alcuni dei quali mi hanno addirittura preso come loro punto di riferimento.

Ogni giorno dopo lavoro passavo il resto del tempo insieme agli altri ragazzi, girando per la città o semplicemente stando in compagnia. 

Abbiamo vissuto tutti insieme in tre appartamenti, passando così dall’essere perfetti sconosciuti a coinquilini in meno di un giorno. Ho avuto la fortuna di trovarmi fin da subito bene con loro, senza i quali questo viaggio non sarebbe davvero stato così bello. Questa è stata un’opportunità unica, che non dimenticherò. Un’esperienza che rifarei altre mille volte, per le persone che ho conosciuto, le avventure che ho vissuto e le emozioni che ho provato.

Torno a casa con un po’ di nostalgia ma con dei ricordi che porterò sempre con me.

Alice

Ciao a tutti, mi chiamo Matteo, vengo da Ferrara e questa è stata la mia prima esperienza in ambito Erasmus.

Mi sveglio il 13 di luglio, controllo di avere tutto il necessario e mi dirigo verso l’aeroporto con la sensazione di esserci dimenticato qualcosa a casa, ma poco importa. Arrivato mi aggrego al gruppo e una volta al completo andiamo a fare la lunghissima fila per pesare le valigie. 

L’aereo parte, e dopo circa tre ore arriviamo a Siviglia. Prendiamo le valigie e ci portano alla residenza, dalla quale sinceramente mi aspettavo un po’ di più… ma benissimo così!

Andiamo a cena, città molto caotica e dove tutti urlano, non si tratta però di movida, qui i giovani sono un po’ strani, passeggiando per la città ne vedi molti ma nei locali ce ne sono pochissimi.

 La domenica visitiamo un pochino la città giusto per orientarci e per vedere qualcosa di più, arriva sera e si va a dormire visto che lunedì mattina ci saremmo presentati con le nostre aziende. L’impresa dove lavoro è un hotel, molto pulito e carino. 

La settimana alla mattina lavoro e al pomeriggio riposo e verso tardo pomeriggio si esce per visitare i monumenti, sotto un caldo africano, ma meno umido rispetto all’Italia. Il gruppo regge bene, ci si aiuta a vicenda, chi più chi meno lega con gli altri, si sta diventando amici.

Arriva il sabato, mare, finalmente mare. Tornati la sera, ci cambiamo e usciamo subito, non c’è tempo per riposarsi il sabato sera. Vaghiamo un po’ per il centro per vedere i locali più interessanti e per conoscere gente nuova.  La domenica si ricaricano le pile per affrontare la settimana lavorativa.

Il gruppo non esiste più, ora siamo amici. Una piccola famiglia: ognuno si fida dell’altro ed ha imparato a rapportarsi con tutti. Ci si stuzzica per la squadra del cuore e poi il discorso sfocia in tutt’altro.  Stare tutti insieme è stupendo. 

Giunge il venerdì sera, scocca la mezzanotte e todo el equipo sale in terrazzo con una torta cantando una canzone. È il mio compleanno, niente di meglio da chiedere. Tutto ciò è fantastico. Non me lo sarei mai aspettato ma già sapevo che sarebbe stato meraviglioso. Un altro segno di grande amicizia. Alla mattina kayak in fiume: ci improvvisiamo esperti ma andiamo decisamente storti, però a noi non interessa, l’importante è stare insieme e divertirsi.

Al pomeriggio categorico riposo in vista della serata. Conosciamo tanta gente, un mucchio di italiani peraltro.

Torniamo a casa e dormiamo, la domenica ci si riposa.

L’ultima settimana è un misto di emozioni fra di loro contrastanti. Ti manca la famiglia, i tuoi amici di casa e per questo sei impaziente di far ritorno, ma sei anche consapevole che ti mancherà il gruppo, la tua nuova piccola famiglia. La parte più difficile saranno sicuramente i saluti. Sono già passate tre settimane, dalle quali ho imparato tanto e delle quali mi ricorderò per sempre. Sì urla l’ultimo ¡VAMOS EQUIPO! E ci si saluta, ognuno ora a casa propria, con la costante promessa che non sia un addio ma un arrivederci.

Matteo

Erasmus progetto “Alternativo” a Siviglia. 3 settimane che sono volate. 

Prima di partire non mi sono fatta particolari aspettative per non rimanere delusa e non avevo nemmeno pensato troppo a cosa sarebbe stato.

Ora penso che aver deciso di partecipare a questa esperienza sia stata una delle cose migliori che avessi potuto decidere di fare nella vita. 

Mi sono buttata e, dopotutto, penso sia stato meglio così. 

É stato tutto una novità da cui imparare. 

Se dovessi descrivere questa opportunità con 3 parole direi:

  1. Spirito di adattamento 
  2. Divertimento 
  3. Avventure 

Adattamento perché penso sia essenziale quando si va a vivere in una realtà che non è casa propria. 

Questo coinvolge tutto… Dal vivere insieme ad altre persone nell’appartamento a mangiare tutto ciò che si cucina (anche esperimenti venuti male) a lavorare con altri stagisti. 

Divertimento perché state pur tranquilli che è assicurato. Si inizia a formare lo spirito “gruppo”, necessario per una buona convivenza. Quando si è tutti insieme ci si diverte anche solo a guardare un cameriere che urla gli ordini alla cucina, a tornare dalla spesa con tutto il cibo negli zaini, a cantare quanto si è sul kayak o a urlare “Vamos equipo” per strada. 

Avventure, perché ogni momento è una avventura. Si imparano cose nuove ogni giorno e anche solo uscendo per strada possono capitare cose impreviste che ci ricorderemo per sempre.  Da un “perché non torniamo di corsa?” detto alle 6 di mattina mentre torniamo dalla discoteca a un “raga stasera andiamo a pescare?” possono partire idee geniali, ve lo assicuro.  Vivere in Spagna mi ha fatto vedere un’altra realtà. 

Ogni giorno è diventato una “giornata tipo”.  Il ragazzo che distribuisce i giornali nella via principale, vedere tutte le mattine le persone che puliscono le strade, vedere le stesse persone alla stessa ora che corrono…Insomma  anche solo andare al lavoro ha acquisito i suoi “riti”.

Vivere 24 giorni in un altro paese non è solo scoprire una nuova cultura e parlare una lingua diversa… È molto di più! Penso che ognuno avrebbe bisogno di un’esperienza come questa, unica nel suo genere, perché spiegarla e viverla sono due cose differenti e non sono in grado di descriverla come meriterebbe. 

Infine, cosa molto importante, penso che tutto ciò abbia contribuito sia alla mia crescita come persona sia alla mia formazione caratteriale. 

Giorgia Angelini

Cosa vuol dire partecipare ad un progetto Erasmus? Quante sfumature si celano dietro queste sette lettere? Davvero tante. È difficile spiegare a qualcuno cosa si provi, sono esperienze uniche che dovrebbero essere vissute, non descritte. Ma, per raccontarvi brevemente la mia esperienza, ho cercato di riassumere il tutto in sette parole (o brevi frasi) che a mio avviso hanno colorato positivamente queste calde giornate e che mi hanno accompagnato nel corso di questa fantastica esperienza. Sette, come le lettere della parola “Erasmus”, ed è proprio dalla lettera “E” da cui cominceremo.

E come “Estero”. Tutti i progetti Erasmus ruotano attorno a questa parola chiave. Nel mio caso il paese in cui ho svolto la mia esperienza era la Spagna, a Siviglia. Tre settimane in un posto lontano con persone sconosciute. Si può chiedere qualcosa di meglio?

R come “Ripartire da zero”. Quante volte avreste voluto ricominciare daccapo la vostra vita? E quante volte l’avete effettivamente fatto? Per me questa è stata la volta buona. Niente pregiudizi, niente preconcetti: per qualche settimana sono una persona nuova.

A come “Andiamo a fare la spesa?”. Sì, perchè avere il frigo pieno è una grande soddisfazione. Davvero, non sto scherzando, è proprio bello. Se poi riesci ad organizzarti per avere tutto il necessario per un bel po’, così da non dover tornare al negozio, allora lì sai di aver fatto un buon lavoro, e puoi farti pat pat sulla spalla da solo. Il tragitto dal supermercato a casa con cento borse della spesa non è proprio altrettanto soddisfacente, ma sorvoliamo.

S come “Scantarsi”. Un termine tanto dialettale quanto eloquente. Traduzione: svegliarsi. Una cosa che devi imparare da subito: ti devi dare una svegliata il più in fretta possibile ed essere autonomo. Poi ci saranno quelle volte in cui farai una lavatrice e la maglietta bianca diventa misteriosamente verde, ma è proprio lì che scoprirai l’esistenza dell’acchiappacolore.

M come “Ma cosa stanno dicendo?”. Probabilmente è la frase che ho detto di più in questo viaggio (e se non l’ho detto, di sicuro l’ho pensato). Quando sono partita, in spagnolo sapevo dire solo “buongiorno”. Pensate che situazione interessante quando mi sono trovata a lavorare con persone che parlavano spagnolo velocissimo. Ma è qui che entra in gioco il fattore S (precedentemente citato nel paragrafo ) e, un po’ con l’inglese, un po’ a gesti, ci siamo ampiamente capiti (e guai a chi mi viene a dire che in spagnolo basta solo aggiungere le esse alla fine delle parole).

U come “Usciamo”. Sei in un altro paese, uscire è d’obbligo. Quando non esci per andare al lavoro (sì, perchè il progetto è uno stage lavorativo, e ad ogni ragazzo all’inizio dell’esperienza è stata assegnata un’impresa presso cui svolgere il tirocinio) e hai un po’ di tempo libero, farsi un giro in città risulta davvero piacevole. A Siviglia si può spaziare dallo shopping all’arte, dalla cultura allo sport, insomma, ce n’è per tutti gusti. Ovviamente, a patto che non ci siano 40 gradi all’ombra, e che tu non sia stravolto di sonno.

S come “Stasera cucino io”. Le persone che sanno preparare qualcosa di commestibile vengono venerate come Dei. In realtá io non ho mai capito se lo fanno perchè apprezzano mettersi in gioco, oppure perchè hanno paura di morire avvelenate da quello che i “gastro-negati” preparano. In questa esperienza ci siamo messi ai fornelli un po’ tutti, a rotazione, e considerando che nessuno è stato ricoverato all’ospedale per intossicazione alimentare, direi che possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti.

Giulia Volpato

Ciao! Scrivo questo articolo per raccontare della bellissima opportunità che mi è stata data di partecipare al progetto Erasmus Alternativo.

Sono partita per la Spagna, precisamente per Siviglia ed i giorni prima della partenza avevo un po’ paura di non trovarmi bene e di non riuscire a vivere quest’esperienza al cento percento.

Il primo periodo è stato un po’ difficile perché è il momento in cui tutti si devono conoscere e ci si deve ambientare: infatti era una questione di tempo perché dopo tre quattro giorni il problema si è risolto.

Come gruppo eravamo molto uniti: la sera ci riunivamo tutti per mangiare e per parlare nella terrazza della nostra residenza, oppure uscivamo per farci un giro e di solito quando avevamo del tempo libero nel pomeriggio andavamo a visitare Siviglia. 

Come ho detto prima abbiamo alloggiato in una residenza universitaria molto carina che era in pieno centro e quindi potevamo raggiungere tutti i posti facilmente.

Siviglia come città mi è piaciuta tanto, uno dei miei posti preferiti è sicuramente Plaza de España che è molto colorata e anche l’Alcazar.

Questa esperienza comprendeva anche un tirocinio e io ho lavorato in un’azienda che si occupa della gestione ed amministrazione di alcuni hotel e ristoranti. Mi sono trovata molto bene, perché era inerente al mio percorso di studi e in più la tutor al lavoro era molto gentile e disponibile.

Che dire? Penso sia una di quelle cose che almeno una volta nella vita bisognerebbe fare, soprattutto a questa età: ti aiuta a crescere, ti apre un sacco di opportunità e ti permette di vivere un periodo di qualche settimana in cui devi adattarti e cambiare le tue abitudini.

Penso sia importante viaggiare e trovarsi in contesti come questi dove sei costretto a buttarti e parlare, non importa se quello che dici sia corretto grammaticalmente o no, basta che gli altri ti capiscano. 

Porterò per sempre questa esperienza nel mio cuore, come uno di quei ricordi che non si possono cancellare e ringrazio tutti coloro che l’hanno reso possibile.

Tiffany


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