9 bolognesi a Maribor…obiettivo raggiunto!

M come Mobilità
Otto mesi di scuole chiuse e un’estate socialmente distanziata non hanno intimidito Amin, Camilla, Daniele, Elisa, Eugeniu, Marco Leon, Nicolò, Oumaima e Yaakoub, nove ragazzi della provincia di Bologna che il 14 settembre si sono incontrati (alcuni per la prima volta, altri rivedendosi dopo i mesi del lockdown) all’autostazione di Bologna, pronti a partire con il progetto Start-Up alla volta di Maribor, Slovenia. La mobilità rappresenta sempre una sfida, e di questi tempi lo è più del solito… Ed è così che i sorrisi imbarazzati che di solito i ragazzi esibiscono prima di una partenza sono nascosti dalle mascherine, e invece di un abbraccio e due baci sulle guance ci si saluta toccandosi i gomiti: ma ci siamo, stiamo per partire e questo è l’importante. I protocolli anti-Covid sono stati illustrati in un incontro pre-partenza anch’esso diverso dal solito, virtuale come impone la situazione; abbiamo dovuto fare il test sierologico, e ci siamo scambiati foto ironiche di cerotti su braccia e dita: ora, scongiurata la positività al virus, non resta che armarsi di una positività di altro genere, quella che ci permetterà di affrontare questi 24 giorni di stage e convivenza in un paese straniero.

A come Arrivo
Il viaggio in autobus rappresenta la prima occasione per rompere il ghiaccio ed imparare a conoscere i membri del gruppo nonché i ragazzi del flusso 1, capitanati dal mitico Bruno, che passeranno con noi il periodo della mobilità. Tra sfide a carte e canzoni sparate dai cellulari si socializza un po’ con tutti. Gli amanti degli anime parlano dell’ultima serie vista, chi ama la trap canta a ritmo, e chi la odia alza gli occhi al cielo e si chiede come farà a convertire i colleghi a musiche più umane: ma una volta arrivati nell’ostello di Maribor conosciamo già i nomi ed i gusti dei ragazzi con cui vivremo, condividendo bagni e cucina, per le prossime settimane.  Ad accoglierci nella città slovena troviamo il team del partner locale, ZNI: Ewelina e Rebeka ci accompagneranno per i due giorni successivi, tra formazione e divertimento. Grazie a loro scopriamo il centro di Maribor ed i deliziosi ristoranti balcanici a cui ci sediamo per condividere i primi pasti insieme…

R come Routine
Presto, però, inizia quella che sarà la nostra routine: scopriamo il luogo di lavoro ed i colleghi, ci abituiamo a fare la spesa e a cucinare (per fortuna, non per venti persone: la cucina è piccola. A causa delle norme Covid ci dobbiamo quindi dividere in tre gruppi, che si prenderanno cordialmente in giro per tutta la mobilità bisticciando su chi abbia i menù più sfiziosi). Ci abituiamo a prendere gli autobus sfoggiando le tre parole di sloveno che abbiamo imparato (“Dober dan”, che significa “buongiorno”; “Hvala”, cioè “grazie” e “Do you speak english?” – ok, forse non è proprio sloveno, ma è l’espressione che usiamo più spesso), e nel giro di pochi giorni siamo già degli esperti che prendono le linee 8, 12 e 15 come se lo avessero sempre fatto… compreso chi si perdeva anche a Bologna! Allo stesso tempo impariamo a conoscere anche la città, che è piccola ma che offre le sue attrattive, naturali ed artistiche.

I come Indipendenza
Piano piano ci accorgiamo di star diventando più indipendenti, più sicuri di noi stessi. Magari non solo e non sempre nel lavoro (non è sempre facile lavorare in una lingua straniera che persino i nostri colleghi non masticano poi così bene, o far cose che a scuola non ci erano mai state insegnate): ma ogni giorno ci sentiamo più a nostro agio. Che si tratti dei primi esperimenti in cucina o con la lavatrice, dell’andare in giro per Maribor per lavoro o di tenere in ordine la camera, scopriamo di potercela cavare abbastanza bene lontano da casa. E nonostante la nostalgia a volte si faccia sentire, con l’organizzazione ed il buon umore si supera tutto!  (E poi, se ti manca la cucina bolognese, che problema c’è? Ti alzi alle 6 della domenica mattina per preparare un ragù come tradizione comanda… E guai a chi lo mette sui tortellini!).

B come Balotta
Ma siccome non si vive di solo pane (neanche intinto nel ragù), al lavoro e alla routine affianchiamo una sana dose di divertimento. “Sana” in tutti i sensi: col Covid non si scherza, e quindi cerchiamo di stare quanto più possibile tra di noi evitando i luoghi affollati. Maribor è una città piccola e tranquilla dove è facile perdersi nella natura: ne approfittiamo per esplorarne i dintorni, facendo passeggiate lungo il fiume Drava, oppure salendo sulle tante colline che circondano la città per vedere il panorama nelle diverse ore del giorno. E come non parlare della gita al monte Pohorje organizzata dal partner ZNI durante il nostro primo fine settimana in Slovenia? Durante l’epica salita in funivia e poi lungo i sentieri percorsi nei boschi si sono cementati i rapporti che già stavamo costruendo, e la fine di quella settimana ci ha visti diventare un gruppo ancora più affiatato.
E per chi non ama la natura? Nessun problema: ci concediamo un rilassante pomeriggio alle terme, sperimentiamo l’Escape Room (consigliata!), oppure ci dedichiamo all’esplorazione di altre città slovene come Lubiana, la capitale, e Celje, con il suo meraviglioso castello medievale, il più grande del paese. E se proprio non abbiamo voglia di uscire, ci sono sempre interminabili partite a carte a tenerci impegnati (la parola “Famiglia” non sarà più la stessa…).

O come Obiettivo raggiunto!
E così, tra uno scherzo ed un compito al lavoro, il tempo vola e ci ritroviamo in cima al locale Loft ad ammirare il panorama di Maribor e a goderci l’aperitivo di saluto offerto da ZNI. Ewelina e Rebeka ci trasmettono i feedback delle aziende in cui abbiamo lavorato e ci consegnano i nostri certificati di tirocinio, prima di lasciare che i due gruppi scattino le ultime foto insieme. Un ultimo giro per la città a comprare souvenirs, un ultimo assaggio di cibo tradizionale (no, scherziamo: era kebab), ed eccoci di ritorno all’ostello per l’ultima notte, con un unico obiettivo: far entrare tutto in valigia. E fa piacere poter dire che, come gli altri che ci eravamo posti, ovvero conoscere gente, praticare l’inglese, imparare cose nuove, vedere un paese straniero, anche questo obiettivo è stato raggiunto!

R come Ritorno
Ora che siamo di nuovo a Bologna, di nuovo a scuola, cosa resta di questa avventura? Nelle parole di una di noi:

Alla fine la cosa più importante è questa: buttarsi a capofitto nelle opportunità. Se non lo avessi fatto, ora non conoscerei tutte le persone meravigliose che mi hanno affiancata in questa avventura… e non c’è sensazione più bella di poter tornare a casa dicendo «Tornassi indietro lo rifarei mille volte ancora!»


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