Un’avventura tutta bolognese a Saragozza

Il 6 Giugno 2021 inizia l’avventura di 11 ragazzi del bolognese a Saragozza, resa possibile grazie al progetto START-UP EUROPE. 

Non è la prima volta che si vedono poiché, rintracciatisi tramite i social, hanno avuto l’ottima idea di conoscersi prima della partenza, organizzando insieme alcuni incontri. 

Riuniti in aeroporto, con il QR code a portata di cellulare e il certificato di negatività nel bagaglio a mano – e col cuore in gola per la partenza – si dispongono ordinatamente in fila per salire a bordo del loro volo. 

Per alcuni è la prima volta all’estero, per altri è ormai qualcosa di consueto ma, per tutti, sarà la prima esperienza di stage lavorativo in un paese straniero. 

Nelle valigie di Iolanda, Martina L., Thomas, Davide, Martina M., Alessandro, Angelica, Laura, Rachele, Ilenia e Michelina c’è entusiasmo, tante aspettative, voglia di mettersi in gioco, l’orgoglio per essere stati selezionati, voglia di vivere dopo un altro anno di restrizioni e quarantene a causa della pandemia, ma anche tanti timori: sull’essere all’altezza dei compiti che verranno assegnati a lavoro, sul riuscire a convivere e andare d’accordo con così tante persone estranee alla propria quotidianità, sull’essere accettati per quel che si è. 
Lasciamo direttamente ai ragazzi il racconto in prima persona della loro esperienza.

Dopo diverse ore di viaggio in bus, si arriva a destinazione di sera e ad accoglierci, oltre alla partner spagnola, c’è la Basilica del Pilar che, illuminata, svetta nella notte. C’è chi cerca di scattare foto dal finestrino dell’autobus, ignorando ancora che l’appartamento in cui vivrà nelle seguenti settimane si trova proprio dietro la basilica. L’appartamento è grande, dopo aver distribuito le camere, ricevuto le istruzioni di comportamento e preso appuntamento per il giorno seguente, si esce ad esplorare la zona: siamo in pieno centro storico. 

Tira un vento inaspettato, non sembra esserci molta gente in giro eppure si fa presto conoscenza con dei ragazzi francesi in Erasmus. È il compleanno di una di loro, noi le intoniamo la canzoncina di rito in italiano e lei si commuove! Questo ci fa presagire che – oltre al lavoro – saranno gli incontri e le emozioni che questi susciteranno a segnare le nostre future giornate

L’indomani inizia la formazione presso Mundus, il partner spagnolo, e a farci da mentor c’è Noelia, la tutor che ci assisterà durante tutta la nostra permanenza. Svolgiamo delle attività intese a rivelare le nostre paure, aspettative, le nostre conoscenze sul progetto Erasmus in generale e la nostra consapevolezza sulle abilità che possiamo mettere a disposizione in questo momento nel mondo del lavoro. 

Il primo giorno inoltre è segnato anche dalla nostra prima grande spesa: decidiamo di mettere dei soldi in una cassa comune, facciamo un elenco di cose necessarie che più o meno sono apprezzate da tutti e andiamo all’arrembaggio del supermercato: il carrello è stracolmo, lo prendiamo in prestito per arrivare sotto casa e – dopo diversi viaggi per portare al sicuro le vettovaglie – lo si riporta nell’apposito parcheggio. Dovremo sperimentare in quanti giorni si riesce a consumare tutto quel cibo per poi regolarci per le prossime spese. 

Alessandro è il primo ad avere il coraggio di cucinare per 12(!), cimentandosi in una pasta alla carbonara: anche se il risultato non è all’altezza dei suoi standard, il suo tentativo è comunque apprezzato da tutti! Passa ancora un giorno prima di essere presentati alle nostre aziende e ai nostri tutor: lo staff di Mundus ci accompagna scaglionati ai nostri posti di lavoro, ci mostra la strada per raggiungerli, ci presenta e ci riferisce i nostri orari di lavoro. C’è chi ha la fortuna di avere lo stage dietro casa e chi invece deve viaggiare un po’ per raggiungerlo; c’è chi ha turni mattutini e chi pomeridiani, c’è chi ha orari più flessibili di altri. Per alcuni, l’impatto è abbastanza duro. L’idea di doversi cimentare in qualcosa che non è esattamente quello cui si è abituati a scuola non è facile da digerire, mette alla prova la nostra flessibilità. 

Anche il primo vero giorno di lavoro non è una passeggiata: non tutti ricordiamo bene la strada per arrivarci e,una volta giunti, siamo un po’ impacciati e non sempre comprendere le istruzioni in spagnolo è facile. Non è come quando si è a scuola e si viene seguiti passo passo, con istruzioni che vengono ripetute più volte e una persona di riferimento sempre presente nella nostra stanza. 

Dopo i primi 3 giorni di stage ci confrontiamo con la tutor di Mundus per cercare insieme soluzioni a degli aspetti che non riusciamo ad affrontare. Nel frattempo, prendiamo confidenza con la città e con i mezzi di trasporto. Per il fine settimana, Mundus ha organizzato una visita guidata al centro della città: anche se conosciamo bene la piazza, ci sono tante piccole particolarità che ci sono sfuggite o storie che ignoravamo. 

Purtroppo ci sono state sconsigliate gite fuori porta, a causa della pandemia, e quindi, rimandiamo ad altri tempi la visita di Madrid o di Barcellona. Le nostre uscite e le nostre esplorazioni si concentrano nella città di Saragozza. Il sabato è dedicato allo shopping e le domeniche al riposo o alle passeggiate nei parchi.

Durante la settimana la nostra Group Leader ci sprona a visitare i monumenti della città: entriamo dunque nella Basilica del Pilar e nella Cattedrale del Salvador, saliamo sul Torreon de la Zuda e sul campanile della basilica. Nel museo di Zaragoza, ritroviamo reperti archeologici romani che ci fanno sentire un po’ a casa; del resto, cosa aspettarsi da una città che anticamente si chiamava “Caesar Augusta”? Resti romani sono visibili in tutto il centro storico, dalle mura in piazza del Pilar al teatro romano in calle Jorge. Alcuni di noi visitano il museo delle scienze naturali, la mostra fotografica di Ricardo Compairé e il Patio de la Infanta che, nelle decorazione delle colonne, nasconde una data speciale per una coppia di sposi di 500 anni fa. Mundus organizza una seconda visita guidata, durante il secondo week end al Parlamento di Aragona, che si trova in un antico castello arabo. 

I giorni della nostra permanenza in Aragona, corrispondono a quelli della graduale riapertura alla vita dopo le restrizioni: riaprono le piscine all’aperto, i locali possono chiudere un po’ più tardi e – verso la fine del viaggio – anche le mascherine non saranno più d’obbligo all’aperto, salvo assembramenti. Ci sono notti bianche, manifestazioni per la richiesta di nuovi diritti, spettacoli gratuiti… Un gruppo Erasmus di colleghi portoghesi condividerà con noi parecchie serate e insieme trascorreremo ore indimenticabili in plaza d’Espana o lungo la Gran Via che ci porta nel quartiere universitario. Talvolta, passeggiando, faremo incontri insoliti, quali quello con il T-rex o con sposi novelli lungo il boulevard della Gran Via. 

La vita in casa procede tra quantità infinite di piatti da lavare e di panni da stendere e da ritirare. Diversi calzini perdono il compagno o il proprietario. Per qualcuno sarà la prima volta ai fornelli, per altri la prima lavatrice, alcuni scoprono poi che l’olio usato va riciclato. Qualche pasto andrà bruciato o scadrà prima di essere consumato. Questi aspetti vanno decisamente migliorati…la nostalgia di casa ci porta ad acquistare la famigerata pizza surgelata “bolognese” che, in fondo in fondo, non era neanche male… 

Nelle serate di pioggia, ci si riunisce di fronte a film horror o ci si racconta storie spaventose: fino all’ultimo giorno c’è chi non si azzarderà ad entrare da solo nel ripostiglio dell’appartamento. 

Ci sono giornate speciali, come il compleanno di Laura, che viene festeggiato a mezzanotte sul ponte del Pilar, la sfida nella escape room o la cena con la paella (ma solo di frutti di mare, nessuno ha il coraggio di assaggiare le locali caracoles…). Le cose non sono perfette ma cerchiamo di farle funzionare lo stesso: sfidiamo il meteo e ci tuffiamo in piscina; anche senza gli strumenti da pasticcera provetta, qual è, Martina prepara un’ottima cheesecake. Ciascuno condivide quello che sa: c’è chi è più spigliato nello spagnolo e chi invece offre lezioni di kung fu, chi dà consigli su nuovi K-drama da seguire; si improvvisano video-tutorial sulla preparazione dei gamberetti impanati e c’è chi crea tatuaggi all’henné che diventano il segno distintivo del gruppo. 

Non sempre i giorni trascorrono così spensierati ma è nei momenti difficili che ci si unisce di più e si impara a prendersi cura di chi è vicino. Le nostre giornate non sono state sempre facili, la convivenza di personalità molto diverse ha messo a dura prova l’adattabilità di molti di noi, il grado di compatibilità con i propri tutor e con gli stage non è stato lo stesso per tutti. C’è chi ha sentito di più la nostalgia di casa di altri, chi faceva più fatica di altri ad alzarsi la mattina, chi ha perso il ritmo di allenamento, chi era troppo stanco per cucinare dopo lavoro…ma alla fine ce l’abbiamo fatta tutti e questo ci rende, se non orgogliosi, di sicuro più consapevoli dei nostri limiti e delle nostre forze. 

Tre settimane passano in fretta, siamo ormai tornati in Italia. 

Alcuni, spinti anche da questa esperienza, si sono messi ulteriormente alla prova con dei lavori estivi. Altri sono partiti in vacanza, o alla volta di nuovi paesi stranieri o verso le case in riviera. Ci siamo ripromessi di ritrovarci a settembre. 

Non possiamo prevedere quanto dureranno i legami intrecciati in quei giorni. 

Siamo consapevoli che ciascuno prenderà la sua strada e che ci sono tanti altri incontri che ci segneranno ma sappiamo anche che difficilmente dimenticheremo l’esperienza di queste settimane che abbiamo condiviso fuori dall’ordinario e che, fosse mancato anche solo uno qualsiasi dei partecipanti, questo viaggio non sarebbe mai stato lo stesso.


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