Progetto Ermes a Valladolid: los Pucelanos Italianos alla riscossa!

Vivere un’esperienza full immersion di trenta giorni in azienda all’estero e condividere il campus universitario con altri studenti sono state le possibilità principali che hanno avuto dieci ragazzi dell’istituto Arturo Malignani di Udine grazie al progetto Erasmus+ ERMESERasmus+ Mobility Experiences on Sustainable Transports nel mese di novembre 2021.

Andrea, Anna, Carlotta, Dennis, Doria, Filippo, Luca, Marcelo, Marco e Nicola frequentano gli indirizzi di aeronautica, elettronica, elettrotecnica e informatica e non vedevano l’ora di partire per sperimentare il mondo del lavoro all’estero in una città piena di storia come Valladolid, in Spagna.

Insieme a loro è partito il group leader Bruno per supportare il gruppo in ogni sua esigenza con la collaborazione continua dell’organizzazione di invio Uniser, la scuola Malignani e l’ente di accoglienza Incoma – Intermobility.

Gli studenti di Cardenal Mendoza: Los pucelanos

Dall’1 al 30 di novembre i ragazzi hanno alloggiato presso le residenze universitarie della città, arricchiti da ampi spazi verdi e un piccolo lago artificiale abitati da varie specie di animali. Da subito sono stati accolti con allegria e fraternità dagli altri giovani dello studentato, che non hanno fatto differenze e li hanno considerati come veri e propri “pucelanos” onorari (sinonimo gentilizio di vallisoletanos, “gli abitati della valle soleggiata”, ovvero Valladolid).

Il centro storico di Valladolid è diviso dall’affluente Esgueva, circondato in parte dal fiume Pisuerga. Inoltre, ci sono tanti parchi per il picnic e giardini per lo svago sportivo. La città si presenta allo stesso tempo sobria ed elegante, con tante occasioni da prendere al volo: fast food internazionali, locali tipici per los pinchos, mercatini all’aria aperta, vie e centri commerciali per lo shopping, passeggiate in riva ai fiumi e tanto altro.

Grazie alle iniziative di Intermobility, l’ufficio del turismo e i tutor, Eva e Bruno, i ragazzi hanno fatto un city tour alla scoperta della città: hanno visitato il museo delle scienze, la casa del río, il museo di Valladolid, casa de José Zorrilla, museo Patio Herreriano de Arte Contemporáneo, l’Università di Valladolid e Campo Grande. Hanno poi partecipato ad una escape room a tema.

Le esperienze secondo i coinquilini degli appartamenti

La miglior testimonianza è quella offerta dai partecipanti stessi insieme al proprio accompagnatore e loro hanno deciso di raccontarla come se fossero gli abitanti di un condominio. Iniziamo!

  1. I beati della 112: cultura spagnola a confronto

Non è facile farsi da subito un’idea del luogo in cui si è, soprattutto all’estero, ma dopo trenta giorni si può essere oggettivi e avere una visione come quella di Luca Gregori che ha commenta così la sua esperienza: “Alimentare la nostra visione più completa del mondo che ci circonda non è banale ma è costruire passo per passo un puzzle culturale che ci offre nuove opportunità, esperienze e bagaglio spendibile di conoscenze per il nostro futuro: la cultura spagnola deriva dai paesi vicini al loro, un ritrovo di moltissime culture dipinte in un unico quadro, con l’aggiunta di un rosso fuoco che le distingue dalle altre. Inoltre, ci tengo a dire che la cultura è qualcosa di meraviglioso, ma ci vuole spirito di vita e voglia di scoprire per rendersi conto di quante cose questo mondo ha da offrire a tutti noi.”

Per Anna Milocco, focalizzata di più nelle relazioni interpersonali con le persone del luogo, ha raccontato che “il contatto con gli spagnoli è andato bene. Tra una cosa e l’altra, ho interagito più con persone adulte piuttosto che con ragazzi coetanei ma ho sempre trovato tutti molto aperti e sciolti nel fare nuove conoscenze. Non ci sono mai stati problemi nel capirsi a vicenda e anche se loro conoscevamo solo lo spagnolo cercavano di integrare con l’inglese e l’italiano in caso di necessità.”

  1. I birbanti della 115: problemi tecnici, feste e pigrizia

Per alcuni ragazzi non sono mancati i momenti di crescita e di divertimento, come ci ha tenuto a sottolineare Dennis Rucsineanu: “Questa esperienza è stata una delle più belle della mia vita, ho incontrato ragazzi nuovi e abbiamo subito legato senza problemi diventando una famiglia assieme senza dimenticare ovviamente il nostro group leader. In questo seppur breve periodo di tempo sono successe un sacco di cose carine: dai pranzi alle cene di gruppo, dalle feste organizzate alle varie uscite insieme. Non dimenticherò mai la vista dell’impianto calcistico spagnolo del Real Madrid, il Santiago Bernabeu: uno vero spettacolo (detto da uno che tifa Barcellona)!”.


Nicola Zamolo ha raccontato: “Non mi sentivo molto preparato per questo Erasmus. Le mie aspettative erano che mi sarei ambientato subito e non avrei avuto problemi. Chiaramente non è stato subito così, ma con l’aiuto dei miei compagni e del tutor sono riuscito a superare questi ostacoli. Il tempo libero forse è stata la cosa più difficile da gestire, tante opzioni e mille occasioni, ma spesso la stanchezza da lavoro o la pigrizia facevano da padrone. Le serate sono state le cause dei migliori momenti vissuti: si stava più in gruppo!”

  1. I riservati della 116: il lavoro tra dignità e relazioni formali

L’Erasmus comporta buttarsi capofitto tra i compiti a lavoro, il contatto con il personale e anche con fornitori e clienti. Per Filippo Benedetti è stata una grande opportunità perché ha conosciuto tante persone e scoperto molti luoghi nuovi. “Il mio lavoro consisteva nel sistemare ed installare stampanti e computer nella zona della Castilla y Léon perché l’azienda dove ho svolto il mio tirocinio ha clienti sparsi in tutta la regione e di conseguenza ho girato molto per le riparazioni e le consegne. Ho imparato quanto sia faticoso dover gestire il retroscena della propria vita lavorativa e personale da solo. Sono contento perché sono riuscito a sconfiggere in parte la mia timidezza.” Invece, Marco Bellina racconta di aver “imparato a lavorare su diverse macchine, tra cui la sega manuale e automatica, la rettificatrice e alcune macchine a controllo numerico. Ho inoltre imparato ad adattarmi a degli orari diversi, ad utilizzare diversi mezzi per raggiungere il luogo di lavoro e creare dei buoni rapporti con i colleghi.”

  1. Gli scatenati della 111: risate, unione e familiarità

Per Andrea Giust l’Erasmus ha richiesto un elemento essenziale come “lo spirito di gruppo per poter passare al meglio l’esperienza. Infatti il nostro gruppo, nonostante alcuni divari, è sempre stato unito nel bene o nel male e ognuno di noi, chi più chi meno, era pronto ad aiutare gli altri.” Dall’altro lato, Carlotta Russian ha specificato che la presenza del group leader Bruno è stata fondamentale perché “è importante avere una persona adulta con cui confrontarsi e confidarsi”. In più, ha espresso apprezzamento per tutte le organizzazioni coinvolte : “vi ringrazio per avermi scelta, sono delle esperienze che quando arrivano vanno prese al volo e bisogna viverle al meglio.”

  1. I VIP della 110: le città spagnole e i ricordi indelebili


Per Doria Venuti la città di Valladolid rivela “una vitalità impressionante, avendo molti luoghi d’interesse generale non solo dal punto di vista culturale ma anche sociale e di svago, inoltre la sua elasticità è adatta a tutte le età”. Invece, le sue parole per la città di Madrid: “È immensa, sia fisicamente che sotto il punto di vista di ciò che offre, un giorno non basta per vederla, è davvero bella e trasmette un senso di regalità. Salamanca mi ricorda moltissimo Madrid, ovviamente in versione ridotta. Risulta magica soprattutto la sera quando durante il tramonto sul ponte romano la Cattedrale appare completamente illuminata, lo stesso per Plaza Mayor e l’intera città.” 

Marcelo Picco Nureña racconta quali sono i ricordi che si porta via con sé, grazie anche alla sua macchina fotografica “La cosa fondamentale per me è stata la possibilità di scattare diverse foto: foto paesaggistiche, foto goliardiche, di momenti divertenti in gruppo o da solo, ma anche quelle dei momenti più seri, dei monumenti principali e delle attrazioni visitate. Questo Erasmus è stata l’occasione per imparare tantissime cose che a scuola non avrei mai potuto fare, come l’utilizzo di vari attrezzi da lavoro e di alcune macchine particolari. È sbocciata una parte di me che non sapevo di avere, e questo viaggio mi ha riempito di sogni e di aspettative che cercherò di portare a termine.

  1. Stanza 118: la stanza della neutralità

Il luogo per eccellenza non del pronto soccorso ma dove fare i monitoraggi e la formazione dei ragazzi. Ovvero, il quartier generale dell’accompagnatore e tutor Bruno, che descrive la mobilità con queste parole: “Il gruppo ha vissuto un’esperienza piena perché i ragazzi hanno potuto svolgere il loro tirocinio presso aziende coerenti con i loro percorsi di studio. Non è facile affacciarsi al mondo del lavoro quando il paese e la lingua non ti appartengono, bisogna mettersi in gioco subito senza timore e con grande fermezza. Ho trovato dei ragazzi con delle personalità contrastanti tra loro e con dei caratteri forti, si notava tantissimo che era la prima volta che stravolgevano la loro quotidianità. Comunque, i momenti passati insieme sono stati unici e irripetibili: quanti confessionali allo stile reality show! Infine, ho potuto apprezzare la loro crescita personale, l’abbandono graduale della timidezza e il rendersi conto che ognuno deve trovare il proprio posto nel mondo senza smettere mai di essere se stesso, migliorando sempre le proprie capacità e competenze sia a scuola, che sul lavoro, che nella vita. Sono giovincelli davvero preziosi!”

Ora il gruppo è rientrato in Italia con tanta nostalgia, i ragazzi hanno ripreso le proprie lezioni a scuola e aspettano le vacanze natalizie e invernali per ritrovarsi tutti insieme dopo questo Erasmus: hasta pronto pucelanos italianos!


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